Stefanel, scongiurato per ora il fallimento, timori per Ponte di Piave
PONTE DI PIAVE. Scongiurato, almeno per ora, il rischio di fallimento per la Stefanel: martedì il tribunale di Treviso ha accettato la richiesta di concordato in bianco presentata dallo storico marchio della moda made in Italy che soffre, ormai da tempo, il crollo dei ricavi e il debito accumulatosi negli anni con le banche.
QUATTRO MESI
La società dovrà adesso depositare il piano di rilancio industriale con la proposta definitiva di concordato preventivo entro il 15 aprile, indicando con i numeri le modalità di riorganizzazione con cui intende assicurare i creditori sul rientro dei capitali.
Quello che garantiscono sin d’ora dall’azienda di Giuseppe Stefanel, pur essendo inevitabili gli esuberi e i tagli, per razionalizzare i costi, è che la sede di Ponte di Piave è salva.
Per rendere il marchio più competitivo nel mercato l’azienda proporrà un modello di gestione più dinamico, puntando probabilmente sull’e-commerce e “privandosi di funzioni tradizionali”, quali ad esempio alcuni negozi fisici.
RILANCIO E SACRIFICI
In che misura, non è ancora noto. Quello che è certo è che Stefanel, predisponendo il piano di rilancio industriale, proporrà una formula di business che sia in grado di aggredire un mercato reggendo la competizione dei marchi low cost.
L’aspetto più positivo dell’accoglimento della richiesta di concordato da parte del tribunale, è che questo consentirà di proseguire nell’attività commerciale con maggiore tranquillità. La Stefanel, infatti, sarà al riparo da eventuali richieste e azioni dei creditori. Il piano dovrà naturalmente essere sottoposto ai sindacati, per condividere i sacrifici. Ma non è escluso che Stefanel in futuro possa investire, assumendo personale per imprimere nuovo sprint.
L’ALTERNATIVA
L’altra strada percorribile per evitare che l’azienda si dissolva, finendo in liquidazione con il fallimento, è la presentazione, entro gli stessi termini, della «domanda di omologazione di un accordo di ristrutturazione dei debiti» con almeno il 60 per cento dei creditori, accompagnato da una relazione di un professionista sull’idoneità ad assicurare anche i creditori che non abbiano firmato.
Il tribunale ha già nominato intanto tre commissari giudiziali che avranno funzioni di controllo sulla procedura della Stefanel: sono i dottori commercialisti Dino Biasotto, Danilo Galletti e Pier Giorgio Cecchini.
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