Sport e business ai piedi del Grappa Borso la capitale del volo libero

Negli ultimi otto mesi sono state tre le vittime e 57 incidenti Appassionati da tutta Europa per sfruttare le correnti

BORSO DEL GRAPPA

Alle spalle le Alpi, davanti la pianura padana. Nei cieli sopra il Grappa la sfida di Icaro si rinnova ogni giorno nella pratica del volo libero. Uno sport che ha chiesto martedì pomeriggio un nuovo tributo di sangue, il terzo negli ultimi otto mesi: a ottobre due tedeschi, in due diversi incidenti, avevano perso la vita in fase di atterraggio. Martedì pomeriggio il venticinquenne di Cittadella Flavio Violetto, durante una fase acrobatica in volo e a causa di un paracadute impigliato, è precipitato per quattrocento metri morendo sul colpo.

La palestra di volo libero del Monte Grappa torna di nuovo sul banco degli imputati. Da almeno trent’anni è così: da quanto cioè, lentamente e non senza qualche resistenza, gli appassionati di mezza Europa hanno iniziato a lanciarsi dalle piattaforme di Col del Puppolo, Stella Alpina, Santa Felicita e più recentemente dal Panettone, il punto più alto a milleseicento metri. Merito delle correnti ascensionali delle Prealpi che consentono di stare in aria anche per mezza giornata e percorrere fino a centoventi chilometri gustandosi uno dei panorami più straordinari del mondo.

Borso del Grappa è diventata così la capitale d’Italia del volo libero: seimila abitanti, poco più di cinquecento posti letto, 57 mila presenze (cioè notti soggiornate) all’anno, decine di ristoranti e bed and breakfast, il secondo camping più grande della provincia di Treviso, un Consorzio turistico dedicato. Un volano per tutto il massiccio del Grappa, che arranca nei progetti legati al turismo di guerra ma intanto vede crescere questo segmento legato allo sport e al tempo libero.

Inevitabili, dopo gli ultimi incidenti, le riflessioni legate alla sicurezza. Il Suem di Crespano ha registrato nel 2017 il record di interventi di soccorso per vele che si scontrano, vele in difficoltà e cadute nei rilievi del massiccio: cinquantasette uscite di emergenza con medico, infermiere e spesso elisoccorso. Costi altissimi anche per la macchina dell’emergenza.

«Gli scontri in volo sono quelli più devastanti – spiega Aurelio Tomasi, l’anima del 118 – solo nel 2016 un terzo degli incidenti era di questa tipologia. Le cause sono diverse: dall’errore umano al meteo avverso, dal malore in volo allo scontro».

Del resto i numeri sono impressionanti: i voli registrati sfiorano le quarantamila unità all’anno. Ci sono dei giorni che si vedono più vele in cielo che auto lungo la provinciale per Bassano del Grappa.

«Il volo libero è una grande risorsa per il paese - spiega il sindaco di Borso, Flavio Dall’Agnol - ma gli ultimi incidenti pongono a tutti una riflessione sulle misure di sicurezza. Dovremo parlarne con gli operatori».

Che sono più d’uno: due scuole di volo - il Manta Paragliding School e l’Aeroclub Top Gliders – almeno tre associazioni che portano in volo i turisti con accompagnatore (praticamente un taxi dell’aria), e poi negozi, ristoranti, alberghi. Se un tempo l’ostilità per questo sport era palese, oggi Borso si è accorto che il volo libero muove alcuni milioni di euro: ristoranti e alberghi pieni, weekend turistici nelle vicine Bassano del Grappa, Asolo e Castelfranco. Insomma, c’è cautela nel criticare quello che è diventato un «distretto turistico» spontaneo. Restano gli incidenti e il tributo di sangue, che tutti vorrebbero evitare: «Abbiamo proposto molte volte alcune soluzioni che potrebbero ridurre l’impatto: l’uso di una frequenza radio unica per i piloti – aggiunge Tomasi - i fumogeni in dotazione di tutti coloro che volano, un addestramento più severo. Ma è difficile». Dal basso lo spettacolo delle vele colorate non si ferma: «Perché questo è il posto più bello al mondo dove volare». —

DANIELE FERRAZZA

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