Speranza trevigiana per i tumori al cervello

Il ricercatore Alessandro Perin grazie alla banca dati del Ca’ Foncello ha individuato le proteine che fanno sviluppare una forma letale
Di Valentina Calzavara

Ci sono nuove speranze per arrivare presto a una cura del glioblastoma, il più aggressivo e letale dei tumori che colpiscono il cervello. E questa speranza porta la firma trevigiana di Alessandro Perin, ricercatore vittoriese e del Ca’ Foncello. Ieri l’annuncio della scoperta di due particolari proteine responsabili dello sviluppo del cancro al sistema nervoso centrale. Uno studio pubblicato dalla rivista scientifica “Nature Communications” e frutto di una ricerca iniziata nel 2007 nei laboratori canadesi della McGill University di Montreal. L’iniziativa ha visto come primo autore Alessandro Perin, neurochirurgo originario di Vittorio Veneto, attualmente in servizio all'Istituto Neurologico Carlo Besta di Milano. Ma preziosa è stata anche la collaborazione del Ca’ Foncello, in particolare del professor Pierluigi Longatti della Neurochirurgia e del dottor Angelo Paolo Dei Tos dell’Anatomia Patologica.

I due reparti dell'Usl9 hanno contribuito allo studio fornendo la casistica dei pazienti operati nella Marca per questa patologia. Uno storico di casi, più di qualche decina, che ha costituito la base di lavoro per l'equipe del medico vittoriese, permettendo agli studiosi di individuare le proteine “incriminate”: la Foxg1 e la Groucho/tle. Particelle che funzionano come due agenti, lavorano insieme, andando a nutrire uno specifico gruppo di cellule maligne da cui ha origine l'insorgenza o la ricomparsa del glioblastoma. «Diciamo che la Foxg1 e la Groucho/tle agiscono come dei veri e propri interruttori, accendono e spengono l’espressione e quindi l’azione di numerosi geni. Per questo, aver scoperto il loro ruolo apre diverse possibilità terapeutiche per un tumore che nel 100% dei casi, anche se rimosso chirurgicamente, è recidivo», spiega Perin, «lo sforzo in questi anni di lavoro è stato capire perché questo cancro ritorna. E l'ipotesi che siamo giunti a formulare è che siano le due proteine la causa di alcune cellule sornione maligne che sfuggono e proliferano». L’averle identificate e isolate permetterà ora di concentrarsi sulla creazione di un antidoto capace di bloccarle e quindi di arrestare sul nascere la neoplasia o di indebolirla.

Nonostante la cura resti un obbiettivo ancora lontano, questa scoperta rappresenta per gli scienziati un ulteriore passo avanti verso la creazione di una terapia efficace. «Senza creare false aspettative, possiamo dire che grazie a questo studio si apre ora una prospettiva per ricercare una terapia biologica e molecolare mirata per la cura. Questa non è storia di oggi, servirà ancora molto tempo, ma le conoscenze che adesso sono a nostra disposizione costituiscono un buon terreno e gettano i presupposti per costruire quei percorsi che porteranno un domani alla terapia», spiega Angelo Paolo Dei Tos, primario dell’Anatomia Patologica trevigiana che, insieme alla neuropatologa Sabrina Rossi, ha collaborato al progetto della McGill University. Il suo reparto, centro di riferimento a livello regionale per il trattamento dei glioblastomi multiformi, ha infatti fornito all’equipe canadese un contributo fondamentale: una casistica di diagnosi che ha permesso di aiutare la ricerca. «Siamo una delle realtà che vedono il maggior numero di pazienti con questo tumore raro, circa una sessantina l'anno», continua Dei Tos, «disponiamo quindi di uno storico di assoluto valore che ha consentito di validare in vivo ciò che si vedeva in vitro. Le informazioni in nostro possesso, messe a disposizione dello studio, non sono altro che la ciliegina sulla torta di un’archiviazione certosina dei nostri casi, portato avanti da anni e frutto di un confronto settimanale curato dal gruppo trevigiano di neuroncologia».

La partecipazione di Treviso all’iniziativa, accanto a partners nazionali e internazionali quali l’Istituto di genetica e biofisica Adriano Buzzati Traverso di Napoli e l’Hotchkiss Brain Institute dell'università di Calgary, non è altro che il premio, per un lavoro corale all’interno del Ca’ Foncello, ricorda il primario: «Da sempre garantiamo un approccio multiprofessionale per questo tipo di tumore al cervello. Clinica, patologia e biologia hanno fatto squadra. Siamo tutti protagonisti e tutti comparse, ognuno fa bene il suo e poi si mettono insieme i risultati. Penso proprio che questo sia l’approccio giusto per la risoluzione del problema cancro». Un approccio che per questo studio sulla Foxg1 e sulla Groucho/tle è stato premiato con una pubblicazione sulla “Nature Communications”, prestigiosa rivista scientifica. Un traguardo che raccoglie il plauso anche di Giorgio Roberti, direttore generale dell'Usl9: «Esprimo le mie più sentite congratulazioni a tutti i professionisti che hanno partecipato a questo importante lavoro».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso