Speranza per la Euroflex spunta l’affitto d’azienda

Il tribunale ammette al concordato la fabbrica di elettrodomestici di Susegana Ora il subentro permetterà il reintegro di 11 lavoratori su un totale di 45
Di Serena Gasparoni

TREVISO. Produrre elettrodomestici in Italia, pure a Treviso, è difficilissimo. I colossi cercano di andarsene, come insegna la complessa vicenda Electrolux. I più piccoli spesso ci rimettono le penne. È successo a Euroflex, gioiellino che produceva elettrodomestici ipertecnologici di Susegana. La sezione fallimentare del Tribunale di Treviso ha ammesso la richiesta di concordato preventivo presentata a inizio anno. E a dare un po’ di speranza è intervenuta un’altra impresa che attraverso una procedura di affitto di azienda ha consentito il reintegro di almeno una parte dei dipendenti.

L’attività aziendale potrà proseguire nelle mani della Plastecs Srl, azienda della stessa zona che opera nel medesimo comparto. A lei, il giudice ha concesso l’affitto del ramo d’azienda, in vista di una sua successiva cessione. In questo modo verrà garantita la continuità aziendale, attraverso l’utilizzo dei cespiti, avviamento, giacenze di magazzino e quel che rimane del portafoglio clienti. E soprattutto il riassorbimento di 11 dipendenti sui 45 rimanenti, con l’impegno di attingere tra gli ex Euroflex in caso di nuove assunzioni.

Nata a metà degli anni ’70 (si chiamava Emmepi) e cresciuta come azienda a capitale familiare (proprietaria è la famiglia Milanese) specializzata nella componentistica per gli elettrodomestici, dai filtri agli accessori per i pulitori, Euroflex poteva contare su una gamma di prodotti propri, i primi dei quali erano nati nel 1994. In passato, fra i clienti di Euroflex c’erano addirittura le principali aziende che si occupavano di televendite di elettrodomestici. Fra chi acquistava le componenti, inoltre, c’era anche De' Longhi.  I mercati di riferimento, oltre a quello nazionale, erano soprattutto quelli dei Paesi europei, Spagna, Francia e Germania in testa. Il 72% del volume d’affari complessivo dell’azienda di Susegana maturava alla voce export.  Quasi un centinaio di dipendenti nei periodi migliori e un fatturato da milioni di euro.

La crisi dei consumi, la concorrenza esasperata sul prezzo da parte dei competitors, un mercato in frenetico mutamento hanno minato le basi di un'azienda che pareva inossidabile. Quand’era divenuto oramai impossibile sanare la forte esposizione debitoria si è deciso di ricorrere al concordato. Il giudice ha ritenuto accettabile il piano di rientro presentato dall'azienda e ha fissato per il prossimo 27 novembre l'udienza di verifica del passivo. «Stiamo cercando in questo modo di salvarla», spiega Andrea Guarducci della Filctem Cgil, «per non perdere un’altra fetta di alta specializzazione del territorio».

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