Spararono al gioielliere, sono tutti fuori

Beffa per Toffolatti: Pino Mele non è mai stato in carcere, viveva dalla zia. Catturato, l’hanno rimesso ai domiciliari
Vatrella Pieve Di Soligo Pierpaolo Toffolatti e Mario Toffolatti
Vatrella Pieve Di Soligo Pierpaolo Toffolatti e Mario Toffolatti

PIEVE DI SOLIGO. Ha sparato a sangue freddo al gioielliere, e si è preso gioco della giustizia italiana fino a due giorni fa. Una giustizia che per Pierpaolo Toffolatti e la sua famiglia, sconvolti dalla rapina del loro negozio in centro a Pieve nel 2012, tarda ad arrivare. Ha dell’incredibile la storia di Giuseppe “Pino” Mele, 35enne napoletano, l’uomo che la sera della rapina alla gioielleria premette il grilletto contro Toffolatti, salvo per miracolo ma costretto a un lungo ricovero in ospedale. Condannato in primo grado a dieci anni, il 17 gennaio scorso avrebbe dovuto essere sotto custodia in una casa di cura, come disposto dal giudice, e invece era a casa della zia. Come se fosse un uomo libero. E non era la prima volta: dopo la condanna a dieci anni (subito ridotta a sette in Corte d’Appello) era già stato arrestato una seconda volta a novembre, perché non aveva rispettato l’obbligo di firma nel suo regime di arresti domiciliari. Il giudice lo aveva scarcerato subito, e trasferito in una casa di cura nella quale, tuttavia, Mele non aveva mai messo piede, preferendo il calore del focolare domestico dell’appartamento della zia. Ed è qui che, il 17 gennaio, i poliziotti del commissariato del Comune di Giugliano (Napoli) lo hanno trovato, arrestandolo di nuovo. Anche stavolta, però, niente carcere: Mele è riuscito ancora a evitarlo, beneficiando dei domiciliari. Il 35enne napoletano secondo gli inquirenti è affiliato al clan Mallardo di Giugliano, un’importante organizzazione camorristica. Sarebbe addirittura un fedelissimo del gruppo di Michele De Biase, detto “Paparella”, il reggente dei Mallardo scomparso lo scorso 2 ottobre durante un agguato nel quartiere Vasto di Napoli. Da Pieve di Soligo, i Toffolatti non commentano. Pierpaolo, dopo la convalescenza, ha ripreso la sua vita di sempre in negozio, fatta di passione, battute con i clienti, e l’immancabile passeggiata in centro a Pieve ogni mattina. Ma l’intera storia giudiziaria della vicenda deve fargli piuttosto male, perché gli uomini della banda che l’hanno rapinato sono tutti fuori. Francesco Sarracino, la mente della banda e l’autista al momento del colpo, era stato condannato a dieci anni: pena ridotta a sette, e domiciliari. Niente carcere anche per Giovanni Verde, con sconto in Appello da sette anni e quattro mesi a cinque anni (anche per lui, domiciliari). Già detto di Mele, restano Giuseppe D’Alterio (ha patteggiato un anno e mezzo, ed è fuori) e Giuseppe D’Aniello, morto in uno scontro a fuoco.

Andrea De Polo

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