«Sono sola tra i cinesi» Elena, ultima italiana nel deserto Setteborghi

A Borgo Porta tante serrande abbassate e clienti in fuga Chi ha investito si sente abbandonato anche dal Comune
Di Andrea De Polo
Allegranzi Conegliano via Borgo Porta, centro estetico Namastè, unica titolare italiana Elena Prosdocimo
Allegranzi Conegliano via Borgo Porta, centro estetico Namastè, unica titolare italiana Elena Prosdocimo

CONEGLIANO. Elena Prosdocimo è l’unica negoziante italiana rimasta in via Borgo Porta, a Setteborghi: tutti gli altri commercianti suoi vicini di casa sono cinesi. «Su questo spazio ho fatto un investimento importante nel 2010» racconta Elena, titolare dell’estetica Namastè Day Farm «mi aspettavo una crescita dell’area, ma qui hanno chiuso tutti». E hanno aperto i cinesi. Gli ultimi ad alzare bandiera bianca, i titolari del Dersut Caffè accanto a Namastè: un locale che funzionava, ma che da un giorno all’altro ha abbassato per sempre la saracinesca perché, a quanto pare, è il quartiere che non ispira ulteriori investimenti. Resistono, a Setteborghi, solo le grandi catene: l’Interspar in via Borgo Porta, e la “cittadella” di Eat’s nelle due torri verdi poco distanti. Anche queste, desolatamente vuote dopo la recente chiusura di un centro di parrucchieri. Completano il quadro decine di appartamenti vuoti che arrivano dal fallimento dell’area ex Zanussi, e che il curatore fallimentare sta cercando di vendere. Via Borgo Porta è una Chinatown in piena regola: «Ma noi non possiamo farci niente» commenta il sindaco Zambon «se hanno i requisiti per aprire, non possiamo negare le licenze». L’ultima degli italiani, però, sta pensando seriamente di cambiare aria. Fino al 2010 Elena lavorava a Vittorio Veneto. Operatrice ayurvedica (una medicina tradizionale dell’Estremo Oriente), estetista, tre anni di scuola di specializzazione e dieci di esperienza, un buon giro di clienti. Poi la scelta di aprire a Conegliano, ingolosita dai progetti che erano in serbo per Setteborghi, l’area commerciale più nuova della città. «E invece, oggi mi trovo in un contesto completamente cambiato» commenta Elena, che lamenta anche la vicinanza con un vicino centro massaggi cinese aperto da poco. I vecchi clienti continuano ad arrivare, ma è difficile intercettarne di nuovi: «Mi devo difendere. Non solo dalla concorrenza, ma anche dall’essere associata a questa zona, Setteborghi. Sto pensando di trasferirmi. Se mi sento abbandonata dal Comune? Assolutamente sì, qui non vedo mai nessuno». Elena ha visto chiudere e riaprire tutte le attività che la circondano. All’angolo, il ristorante “Regno della Bontà” (gestione cinese) una volta era il “Didgeridoo”, pizzeria a tema Australia gestita da coneglianesi. Poi il negozio “Marco Polo”: da sei anni, un bazar cinese, un Aumai in miniatura. Quindi la sala giochi, la parrucchiera Sissy, il centro massaggi You You. Tutti i titolari sono cinesi, e il personale anche. Nessuno accetta di farsi fotografare o intervistare, e la scusa è la stessa per tutti: «Il titolare non c’è». Il parrucchiere accoglie chi entra con (solo) due parole: «Taglio? Lavo?». Il centro massaggi secondo gli orari affissi aprirebbe alle 12, ma anche un’ora e mezza prima, suonando, esce Angela, in minigonna, che accoglie i clienti più mattinieri. «Su Setteborghi stiamo investendo, presto la situazione potrebbe cambiare» afferma il sindaco «c’è una nuova viabilità, molti appartamenti sono stati venduti. Questo, nei prossimi mesi, porterà secondo me all’apertura di nuove botteghe più tradizionali».

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