«Sono pericolosi»: i tre restano in cella

Claudio, Benjamin e Brian ancora in isolamento: bocche cucite col giudice. Interrogati dal magistrato si sono avvalsi della facoltà di non rispondere
Claudio Baldissin e figli Benjamin e Brian restano in carcere, in isolamento. Lo ha deciso ieri pomeriggio il giudice Valeria Castagna, dopo l'interrogatorio di convalida per l'assassinio di Graziella Barbiero. I tre uomini, accusati di omicidio volontario e occultamento di cadavere, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. «Preferisco non parlare perchè sono stravolto», ha detto Brian, 23 anni, il figlio minore della vittima. Nessun commento, invece, da parte del fratello Benjamin, 31 anni, che ha pianto in silenzio. Impassibile il padre dei ragazzi e marito della donna, Claudio, che si è presentato davanti al magistrato con la barba lunga di giorni. Il gip Castagna ha confermato la misura della custodia cautelare in carcere, così come aveva chiesto dalla Procura. Il pericolo di inquinamento delle prove e di reiterazione del reto sono gli elementi decisivi per la scelta del magistrato. La difesa, rappresentata dagli avvocati Stefano Pietrobon ed Enrico Merlo, aveva puntato invece sulla scarcerazione o, in subordine, sugli arresti domiciliari dei tre sospettati. Questa mattina in tribunale ci sarà il conferimento dell'incarico per l'autopsia al professor Giovanni Falconieri. Confermato il carcere. Ieri mattina il giudice Valeria Castagna ha incontrato in carcere a Santa Bona, dove si trovano in celle di isolamento, i tre uomini accusati del delitto di Faè. I Baldissin hanno scelto di non rispondere alle domande del giudice. Brian, che fin dall'inizio è apparso il più fragile, è stato l'unico a tentare una giustificazione. «Sono stravolto», ha detto al gip.


Il padre e il fratello sono rimasti in silenzio, affidandosi ai loro avvocati. Che, fin dall'inizio, avevano prospettato un'udienza «silenziosa». Gli avvocati Stefano Pietrobon ed Enrico Merlo, infatti, intendono acquisire prima i verbali integrali della deposizione in caserma. I due legali hanno chiesto la scarcerazione dei tre indagati o, in alternativa, gli arresti domiciliari puntando sull'insussitenza dei tre requisiti che giustificano l'applicazione della misura della cella. «Non c'è pericolo di fuga in quanto hanno disponbilità economiche limitate, non conoscono le lingue straniere e non hanno alcun collegamento con la malavita - hanno spiegato - Esclusa anche la reiterazione del reato: non c'è motivo. Infine l'inquinamento probatorio: la casa è sotto sequestro e quindi l'ambiente». Gli avvocati avevano prospettato i domiciliari in tre abitazioni diverse: per Brian in quella della fidanzata, per Benjamin in quella dei nonni e per Claudio nella casa della sorella. «I Baldissin non sono dei mostri», hanno sottolineato gli avvocati. Il pm Antonio Miggiani, titolare delle indagini, aveva chiesto invece che i tre rimanessero in cella. Il giudice non ha convalidato il fermo, ma ha confermato la cella ritenendo ci sia pericolo di inquinamento delle prove e di reiterazione del reato: i tre sono pericolosi e potrebbero uccidere ancora. «Nessun commento alla decisione del magistrato», hanno detto i legali quando, nel pomeriggio hanno appreso la decisione. Ma si preparano a dar battaglia: quasi certo, a questo punto, il ricorso al tribunale del Riesame per sollecitare la scarcerazione dei tre. L'autopsia. I legali hanno chiesto l'incidente probatorio per l'autopsia. Questo ha determinato uno slittamento del conferimento dell'incarico da ieri pomeriggio (com'era previsto) a questa mattina, per dar tempo al giudice di scegliere il proprio perito. La nomina avverrà alle 11 in tribunale: l'anatomopatologo scelto dal gip è il professor Giovanni Falconieri di Udine che verrà affiancato dal consulente della Procura, il professor Gianatonio Arrigoni, e da quello della difesa, il professor Silvano Zancaner. I tre specialisti dovranno stabilire la causa della morte di Graziella Barbiero e il momento (che però a distanza di giorni, risulta di difficile definizione).


Il magistrato fisserà un termine per il deposito della perizia. Le indagini. Continuano intanto gli accertamenti da parte dei carabinieri di Conegliano che in stretta collaborazione con i colleghi di Treviso sono riusciti a risolvere in poche ore il caso di Faè. Le indagini, infatti, sono tutt'altro che chiuse e ieri il capitano Alessandro Farris e il tenente Francesco Spera erano in Procura con il magistrato titolare dell'inchiesta per definire le mosse ulteriori. «Ora dobbiamo ricostruire le ore antecedenti il delitto», ha spiegato il pm Miggiani. Importanti diventano pertanto le deposizioni delle persone che, per ultime, hanno incontrato i sospetti assassini. A cominciare da R.G., il giovane nella cui abitazione i due fratelli hanno cenato prima di andare nella villa di Faè, dove si è consumata la tragedia. Con i tre uomini c'erano anche due ragazze: tutti testimoni che gli investigatori intendono interrogare per far luce su quanto realmente accaduto all'alba di mercoledì. Graziella Barbiero, 52 anni, operaia in un'impresa di pulizie, è morta dopo essere stata bastonata e colpita in testa ed essere stata abbandonata in un campo, avvolta in una coperta. Da tempo la donna era stata isolata dal clan dei Baldissin: i figli si erano schierati contro di lei, con il padre. La separazione, avviata a maggio, aveva acuito i contrasti in famiglia tanto che la signora aveva raccontato alle amiche di aver ricevuto sms minacciosi dai figli. E martedì li aveva denunciati.

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