Soldi spariti a scuola Ex addetta alle paghe lascia l’incarico

di Fabio Poloni
CASALE
Per i figli, si sa, si cerca di fare tutto il possibile. Lei però ha decisamente esagerato: impiegata amministrativa in una scuola di Casale, è accusata di aver versato quattro stipendi del tutto non dovuti alla figlia, insegnante senza cattedra. La donna, che dovrà rispondere di peculato, si è dimessa dal proprio incarico, anticipando la richiesta di interdizione che il pubblico ministero era pronto a recapitarle ieri.
La donna sarà interrogata già nei prossimi giorni, con ogni probabilità: il pubblico ministero Antonio de Lorenzi vorrà sentire dalla sua viva voce i motivi di tale sottrazione di denaro. I legali della donna, Elena Rebecchi e Cristiano dalla Torre, aspettano di vedere gli atti per mettere a punto una strategia difensiva.
Per almeno quattro mesi nel corso del 2010 avrebbe versato un falso stipendio alla giovane figlia, insegnante e momentaneamente a casa in attesa di una cattedra: è questa l’accusa mossa nei confronti della donna, cinquantenne. Facendo figurare la figlia nella lista dei professori della scuola presso cui lavorava come impiegata amministrativa, era riuscita ad accreditarle quattro mensilità di stipendio nonostante che la giovane insegnante non fosse mai stata assunta. Se accertata e provata, si tratterebbe di una truffa davvero ingegnosa nella sua semplicità: l’impiegata, infatti, non si sarebbe premurata di modificare o camuffare il nome della figlia per dare il là ai pagamenti, effettuati ogni mese attraverso un bonifico, ma si sarebbe semplicemente limitata a inserire il vero nominativo della figlia tra quello dei dipendenti da pagare. Forse l’errore è stato questo: trucco semplice, ma evidentemente altrettanto semplice da scoprire. Una vicenda che ricorda quella di Loredana Bolzan, la dirigente dell’Usl 9 di Treviso che ha fatto uscire almeno quattro milioni di euro dalle casse dell’azienda sanitaria del capoluogo attraverso finti pagamenti a favore di suoi amici e conoscenti.
Nel caso della cinquantenne ora accusata di peculato, l’inghippo è emerso quando è stata trasferita in un altro istituto comprensivo, a Breda, posto dal quale ora si è dimessa. La sua scrivania a Casale è stata occupata da una collega che non ci ha messo molto ad accorgersi che qualcosa non andava: in quattro mesi del 2010 c'erano dei «picchi» di spesa anomali.
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