Slot taroccate per non pagare tasse

Valdobbiadene, un anno di condanna per la Games Piave 2: modifiche per trattenersi 170 mila euro
Di Fabio Poloni
Un uomo gioca con una slot machine in una foto d'archivio. ANSA / YM YIK .
Un uomo gioca con una slot machine in una foto d'archivio. ANSA / YM YIK .

VALDOBBIADENE. Un anno di condanna per aver “taroccato” le slot-machine e i videopoker in modo da pagare allo Stato meno tasse sugli introiti. Un trucchetto che gli ha permesso, secondo quanto ricostruito dall’accusa, di tenersi in tasca qualcosa come 170 mila euro. Protagonista della vicenda il valdobbiadenese Giovanni Pederiva, legale rappresentante della “Games Piave 2”, finito a processo frode informatica e per appropriazione indebita.

L’avvocato difensore di Pederiva ha già annunciato l’intenzione di presentare ricorso in Appello contro la condanna in primo grado, emessa ieri dal tribunale di Treviso. Oltre alla condanna a un anno (con sospensione condizionale della), Pederiva dovrà pagare una multa di 350 euro.

Secondo quanto ricostruito dall’accusa, Pederiva avrebbe fatto manomettere le schede delle cosiddette macchinette in modo da interferire con la prevista comunicazione in tempo reale degli incassi ai Monopoli di Stato. Obiettivo: nascondere parzialmente gli introiti per pagare meno tasse.

Il lavoro di manomissione sarebe stato fatto nella sala manutenzione all’interno dell’azienda. L’accusa di truffa mossa nei confronti di Giovanni Pederiva aveva coinvolto anche il padre Paolo, uno dei “pionieri” del gioco elettronico nella Marca, scomparso nel mese di ottobre del 2009: all’epoca dei fatti contestati, che risalgono al 2008, il titolare dell’azienda era ancora l’anziano genitore. Proprio sulla definizione dei ruoli e delle responsabilità del figlio vertono le speranza della difesa di ottenere un ribaltamento della sentenza in Appello. «Aspettiamo le motivazioni», dice l’avvocato, «poi presenteremo il ricorso». Durante il corso del processo, in tribunale a Treviso sono sfilati alcuni ex dipendenti dell’azienda, che hanno descritto al giudice le proprie mansioni e la divisione dei ruoli all'interno dell’attività.

Ad accorgersi delle discrepanze tra gli introiti delle slot machines e dei videopoker e quanto realmente versato al fisco era stata la Guardia di Finanza di Montebelluna, che ha segnalato il fatto alla Procura della Repubblica di Treviso. L’indagine ha portato al processo, e ora alla condanna a un anno.

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