«Sindaco, abbassa i plateatici e aiutaci a salvare le edicole»

Dopo la rimozione del chiosco di piazza dei Signori, Pregnolato lancia un appello E chiede aiuto a Conte: le forze politiche ci ascoltino e inventino buone soluzioni
frigo agenzia fotofilm treviso edicole chiusa via roma viale orleans
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Anche quella di piazza dei Signori di Treviso, che le simboleggiava tutte, è “caduta” sul fronte del mercato, sacrificata a una multinazionale dell’occhialeria. Senza troppo rumore, come quella della piazza simbolo, altre cadranno, sotto i colpi delle tassazioni vessatorie e di una beata deculturazione che fa proseliti a ogni angolo di strada.

Eppure erano e sono costate molto: in termini di tasse, in termini di soldi spesi in affitto d’azienda o in acquisizione. Ma anche in termini di sveglie antelucane per andare a prendere i “pacchi” del distributore e per restituire le rese. Infine in termini di caldo d’estate e freddo d’inverno per molti anni, finché non sono diventate – sempre spendendo – delle casette bis nelle quali spaccarsi la schiena in piedi o seduti su un trespolo.

Stiamo parlando delle edicole, specie di quelle “a chiosco”, più esposte alle intemperie e sempre più spesso vittime della crisi dell’editoria. Il fenomeno dura da tempo e a misurarlo sono più che mai gli addetti ai lavori. Nei giorni scorsi il capo degli edicolanti trevigiani Maurizio Pregnolato, è tornato a scrivere al sindaco sull’argomento. La prima volta aveva scritto, il 27 ottobre 2014, a Manildo. Pregnolato ha ripreso carta e penna e ha bussato a pietà e interessamento a Mario Conte. «La nostra redditività – si legge – è diminuita di oltre il 40% negli ultimi anni, mentre l’imposta è aumentata ed è, per noi, evidente che a fronte di un crollo del valore economico delle edicole le tariffe attualmente in vigore dovrebbero essere rivedute al ribasso».

«Vedremo commenta Pregnolato – se il risultato sarà lo stesso, ma spero di no, altrimenti la civiltà di questa città ne pagherà un alto prezzo». «Mi piace immaginare le edicole come dei fari che illuminano la città – si legge nella lettera a Conte – e quando un faro si spegne la città rimane un po’piu buia; ed ultimamente molti fari si sono spenti e non per scelta, ma perché sono morti uccisi dalla crisi ma anche dall’indifferenza e dalla scarsa attenzione che viene loro prestata».

L’argomento centrale è costituito dal pagamento della tassa per l’occupazione del suolo pubblico Tosap, altrimenti nota come “plateatico”. «Già abbassarla o usarla con giudizio costituisce un sollievo per molti miei colleghi. I quali, tanto per capirci, non si limitano a chiudere i battenti ma sono costretti a demolire il chiosco, con l’incubo di dover pagare comunque il suolo pubblico. A Firenze, dopo una serie di ribassi successivi, nel 2020 il plateatico verrà abolito. A Padova hanno seguito l’esempio e lo hanno abbassato. In questo momento ci sono due chioschi che per questo motivo attendono di essere abbattuti: quello di via Roma e quello di viale Orleans. Hanno chiuso ma non hanno nemmeno il tempo di attendere che si faccia avanti qualcuno per rilevarli. Possibile che un Comune voglia buttar via il bambino insieme all’acqua sporca? Cosa gliene viene? ».

Ma non è tutto qui. In molte città straniere, ma anche in alcune di quelle italiane anche se in modo meno “spinto”, i chioschi sono riconvertiti in qualcos’altro: c’è chi ci vende le bibite fresche d’estate o autoriscaldanti d’inverno, chi le caramelle o le chewingum. «Chiaro che ci sono i vincoli di igiene, l’obbligo dei servizi igienici eccetera, ma perché buttare via un capitale che è anche un cespite per l’amministrazione comunale– dice ancora Pregnolato – Sarebbe bello che si trovasse una soluzione intelligente, magari facendo da apripista noi, provinciali bistrattati. Quaranta “cadaveri” di edicola lasciati sul campo provinciale ogni anno sono una inquietante vergogna. Si tratta di posti di lavoro e di partite Iva, chi ha interesse a farli sparire?».

«In Regione a differenza di altre zone, tutto langue e in Comune ci sentiamo dimenticati e presi in scarsa considerazione – dice ancora Pregnolato nella lettera inviata a Conte – Non riesco ad immaginare la mia città senza edicole, ma perché ciò non avvenga abbiamo bisogno che le forze politiche ed amministrative ci tengano in considerazione per quello che siamo e per quello che rappresentiamo; non si può mercificare l’informazione e la libertà di stampa, ed è per questo che le chiedo un suo intervento mirato ad aiutare le “rivendite di quotidiani e riviste “a cominciare dalla revisione al ribasso del costo dell’occupazione del suolo pubblico». —

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