Sile, Pfas e pesticidi agricoli restano un problema
L’analisi di Legambiente: ancora escherichia coli a Quinto. Il presidente Tullio: «Tenere alta l’attenzione. Sì al contratto»

Il Sile non sta bene, ma la depurazione migliora. Preoccupano i livelli di Pfas e glifosate rilevati l'anno scorso, ma il fiume simbolo di Treviso vede concentrazioni basse o comunque nella norma per l'escherichia coli, con l'eccezione dei campionamenti effettuati a Santa Cristina di Quinto e Casale, dove il quantitativo di batteri sopra quota 1.000 sconsiglierebbe l'utilizzo delle acque in orticoltura. Dati emersi dalle analisi effettuate nell'ambito dell'Operazione fiumi, sesta edizione della campagna promossa da Legambiente Veneto con il supporto di Arpav. Sullo sfondo, l'idea del contratto di fiume.
«Il Sile non ha un buon stato di salute e necessita di attenzione», sottolinea Fabio Tullio, presidente Legambiente Treviso, «nostro obiettivo è dare vita a un contratto di fiume assieme alle istituzioni e associazioni del territorio, coinvolgendo amministratori locali ed Ente Parco Sile. Redigere un contratto di fiume significa aprire un tavolo per promuovere iniziative a sua tutela e valorizzarlo sul fronte turistico».
Le indagini di Legambiente hanno riguardato il Sile in cinque punti da Santa Cristina a Cavallino Treporti, passando per Silea, Casale, Quarto d'Altino.
«Il Sile patisce un forte carico antropico. Penso, per i Pfas, anche all'impatto dell'aeroporto. Bisogna proseguire sulla strada degli allacciamenti fognari intrapresa a Treviso, ma serve fermare anche il consumo di suolo», incalza Tullio.
Quanto a Pfas e pesticidi come glifosate e metolachlor, già evidenziati l'anno scorso, gli esiti delle nuove analisi sono attesi nei prossimi mesi. Il monitoraggio si è esteso al Dese (livello basso di escherichia coli) con rilevamenti alla foce, a Venezia.
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