Sile Caldaie, il tribunale dà l’ok Accolto il piano di rilancio

CASIER. Il progetto per la ristrutturazione aziendale della Sile Caldaie ha ottenuto il via libera del Tribunale fallimentare di Treviso a cui il programma era stato presentato a fine 2017 dopo la lunga trattativa con i dipendenti e con l’amministrazione comunale di Casier.
Un passo avanti, quindi, che fa tirare un sospiro di sollievo ai dipendenti ed anche ai fornitori con i quali la proprietà, la famiglia Secco, nelle ultime settimane aveva intavolato vari confronti proprio per assicurare la tenuta del programma di rilancio aziendale proposta al tribunale. L’approvazione del programma di concordato è arrivata due giorni fa ed ha concesso ulteriori cinque mesi di lavoro alla proprietà per cementare il piano di rilancio in vista dell’adunanza dei creditori per l’esame dello stato passivo che è stata convocata per il prossimo 7 giugno.
«L’approvazione da parte del tribunale è un passaggio fondamentale» dice Luigi Secco, amministratore di Basitaly, società a cui fa capo Sile Caldaie, «che accogliamo con favore anche a garanzia dei lavoratori che come noi vogliono che Caldaie Sile continui a lavorare oggi e in futuro».
Fondamentale, per ottenere il via libera del tribunale, è stato l’accordo quadro sottoscritto con il Comune di Casier al termine positivo della trattativa tra l’azienda e i lavoratori, cui l’amministrazione guidata da Miriam Giuriati aveva vincolato il suo benestare. L’intesa, ratificata a dicembre, ha permesso infatti all’azienda di inserire nel piano di rilancio di Sile Caldaie tutto il programma di riqualificazione dei terreni sui quali oggi sorge l’azienda. Si tratta di una vasta area sulla sponda del ramo morto del Sile che grazie all’accordo pubblico-privato fatto nel 2004 può essere ripensata con varie destinazioni, anche diverse dall’attività direzionale e produttiva. La conferma di questa disponibilità all’attuazione del progetto di riqualificazione urbanistica ha dato alla Basitaly la possibilità di prevedere fin da subito la messa in vendita dello stabile (vincolato) che oggi ospita gli uffici e resterebbe a destinazione direzionale-ricettivo, ma anche della più grande proprietà su cui sorgono i capannoni e che un domani può essere convertita in residenziale. La vendita, permessa, di uno o di entrambi i lotti con queste prospettive edilizie dà alla società un “asso” economicamente molto utile. Vendere no è cosa facile, di questi tempi, ma l’azienda si sta già muovendo per tessere relazioni utile all’affare. I soldi servirebbero per cementare il futuro dell’azienda e finanziate anche il suo trasloco – come da patti – in area limitrofa. «Ci sono delle trattative in corso» dice Secco, «ma ci vuole cautela e pazienza». Intanto, ci sono cinque mesi di ossigeno su cui fare conto.
Federico de Wolanski
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