Sigilli alla De Longhi Giocattoli

Sequestro preventivo per il magazzino dell’ex De Longhi Giocattoli, la società di Villorba, uno dei più importanti grossisti del comparto, sorta nel 1967 e fondata da Luigino De Longhi. L’ipotesi di reato per i quali sono stati iscritte tre persone nel registro degli indagati è bancarotta per distrazione. Si tratta di una vicenda complessa, fatta di affitti di ramo d’azione e fallimenti, esito di un passaggio generazionale non semplice e di una gestione non troppo oculata. I sigilli al magazzino dell'ex De Longhi Giocattoli sono stati messi circa tre settimane fa. Ad apporli gli uomini del nucleo operativo della polizia tribunaria, su disposizione del sostituto procuratore Iuri De Biasi che sta conducendo le indagini. Nei guai Stefano De Longhi (figlio di Luigino, nelle cui mani era stato affidato il destino dell’azienda) e due amministratori padovani, indagati per bancarotta per distrazione, conseguente al fallimento della società nata delle ceneri dello storico marchio. L’azienda era stata fondata nel 1967, poi trasferita dal fondatore, Luigino de Longhi, nell’attuale capannone di Villorba, in via Amendola nel 1984. Grossista di riferimento per i negozi di giocattoli della provincia di Treviso e non solo. Tutto questo almeno fino a un paio di anni fa,«quando», come confermano diversi esercenti del settore, «i prodotti rivenduti iniziarono a cambiare, a discapito della qualità e varietà della fornitura». Un cambiamento legato da un lato alla crisi economica (e l’agguerrita concorrenza di prodotti asiatici). Stefano De Longhi, nonostante gli sforzi, non riesce a risollevare le sorti dell’azienda di famiglia. Anzi: il passivo diventa sempre più ingente, raggiunge quota 2 milioni di euro. I 25 dipendenti in azienda a partire dal 2009 vengono gestiti ricorrendo prima ai contratti di solidarietà poi a tutte le possibilità disponibili nel ventaglio degli ammortizzatori sociali. La società non viene posta in liquidazione, ma ceduta in affitto a una società milanese da poco costituita la Dlf Group srl (gestita da due soci padovani, i due soggetti oggi indagati), che si insedia nei capannoni di Villorba, utilizzando il marchio “De Longhi Giocattoli by Dlf Group”. Dei 25 lavoratori rimasti, viene pattuito il trasferimento nella nuova realtà di solo una quindicina. Peccato che, secondo quanto emerge dalle indagini dei finanzieri, nonostante il contratto d’affitto il compenso mensile non sarebbe mai stato onorato. Non solo: i 300 mila euro (a fronte di un valore reale stimato di almeno 1,5 milioni di euro) pattuiti per la vendita del magazzino non sarebbe mai stato versato. Alla fine del 2014, Stefano De Longhi decide di cedere tutte le sue quote alla Euro China Toys srl, società estita da un cinese e un bulgaro i quali trasferiscono la sede in Bulgaria. Pochi mesi dopo però la società fallisce. Proprio l’avvio di questa procedura dà anche il via agli accertamenti e ricostruzione del patrimonio da parte del curatore e quindi all’apertura del fascicolo per bancarotta per distrazione. Poche settimane fa infine la misura del sequestro preventivo e i sigilli al magazzino.
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