Si appella alla “salva suicidi” Il tribunale gli taglia il debito

Prima colleziona debiti per complessivi 400.000 euro, poi gli viene anche pignorato il quinto dello stipendio. Una situazione molto difficile, simile a quelle affrontate da diversi piccoli imprenditori in questi anni di crisi economica. Alcuni dei quali hanno scelto la via del suicidio proprio perché non riuscivano a far fronte ai debiti. Ma per un operaio sessantenne, rappresentato dall’avvocato Riccardo Scarabel, la buona notizia è arrivata la scorsa settimana dal tribunale di Venezia che ha omologato il suo primo accordo con i creditori, facendo da apripista (anche sotto il profilo processuale) a un maggior utilizzo di questo strumento, utile soprattutto nel Nordest dove ci sono molti ex imprenditori e artigiani in crisi.
la norma
La cosiddetta “legge antisuicidi” sul sovraindebitamento si rivolge a tutti quei soggetti (esclusi dalle procedure concorsuali previste dalla legge fallimentare) fortemente indebitati e con l’intento di concedere loro una seconda possibilità mediante la cancellazione dei propri debiti con un forte saldo e stralcio. Tra le novità c’è che l’accesso a questa procedura di risoluzione della crisi può avvenire attraverso l’accordo con i creditori: è accessibile a tutti i soggetti (che non sono consumatori, ex imprenditori, artigiani, start up) ma richiede un accordo con il 60% dei creditori. In questo caso, il Tribunale omologa l’accordo il quale, se rispettato, porta subito all’esdebitamento. Il vantaggio consiste nella minore limitazione soggettiva e nell’immediata esdebitazione. La cosa complicata è ottenere il via libera da parte del 60% dei creditori.
l’operaio
Protagonista della vicenda è un sessantenne costretto a lavorare di notte all’interno delle celle frigorifere di una grossa azienda di logistica. Tempo fa era stato oggetto di una causa di risarcimento per colpa in vigilando in quanto era stato nominato sindaco di una cooperativa che poi era andata in amministrazione straordinaria per un buco di 6 milioni di euro di euro fatto dall’amministratore. Da questa causa, durata 10 anni è nata la maggior parte del debito (condanna al risarcimento, spese legali di controparte, e tassa di registro) e il pignoramento dello stipendio che ha subito. Nel frattempo, per pagare il proprio avvocato, aiutare i genitori e sostenere le spese legate ad alcune problematiche familiari, nel corso degli anni aveva acceso due finanziamenti che aggravavano ulteriormente la sua posizione debitoria fino ad arrivare al punto di non riuscire più a pagare bollette, tasse, bollo e altro.
il tribunale
Ora, grazie all’accordo raggiunto con i creditori (in questo caso il 90%), il sessantenne pagherà un totale di 42.000 euro in 5 anni a fronte di un iniziale debito di circa 400.000 euro mediante una singola e sostenibile rata mensile. Tra le novità vi è inoltre il fatto che il Tribunale si è espresso per la prima volta nel rapporto tra un pignoramento ancora in essere (nel caso di specie il quinto dello stipendio) e l’accordo. Il giudice, abbracciando la tesi del debitore, ha ritenuto che nel momento in cui il creditore ha accettato la proposta di accordo ha implicitamente rinunciato al pignoramento. Ora il sessantenne avrà una rata di 700 euro al mese per 5 anni dopodiché potrà tornare a godersi la famiglia, i nipoti e la pensione (gli mancano pochi anni ormai). —
Giorgio Barbieri
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