Sequestro alla distilleria Castagner di Vazzola

L’impianto per la produzione di cosmetici dagli acini d’uva era privo di autorizzazioni. Denunciato l’amministratore

VAZZOLA. Un impianto di essiccazione senza autorizzazione. Una macchina raffreddatrice priva di permessi. Un forno da cui uscivano monossido di carbonio e benzene in quantità superiori ai limiti di legge.

È quello che i carabinieri trevigiani del Noe, Nucleo Operativo Ecologico, hanno trovato in distinti sopralluoghi all’interno della Acquavite Spa, la società produttrice della Grappa Castagner, notissimo marchio di Visnà di Vazzola.

Gli impianti sono stati sequestrati e l’amministratore delegato, Roberto Castagner, denunciato a piede libero per l’installazione e l’utilizzo di impianto non autorizzato e per violazione dei valori di emissione in atmosfera.  

I controlli. Il sequestro risale a una quindicina di giorni fa, i diversi sopralluoghi del Noe (l’ultimo poche settimane fa) sono iniziati nella primavera del 2017 (e a quel periodo risale lo sforamento dei parametri di monossido e benzene, che non si è più verificato nei controlli successivi).

Oggi, quindi, la Castagner lavora a regime ridotto con un forno di essiccazione e un raffreddatore sotto sequestro. L’azienda si è difesa spiegando che si tratta di un impianto di recente installazione per il quale sono state chieste, e non ancora ottenute, le autorizzazioni in Provincia a fine 2018.

L’impianto. La macchina sequestrata è un forno di essiccazione per i vinaccioli, i semi degli acini d’uva. Castagner, quindi, non utilizzava questo impianto per la sua attività principale (la produzione di distillati) ma per un’idea commerciale recente, prodotti di cosmesi a base, appunto, di vinaccioli. Una linea di prodotto innovativa per la quale servivano, però, tecnologie non ancora presenti all’interno dello stabilimento di Vazzola.

Una volta arrivati gli impianti, sostiene l’azienda, sono stati utilizzati esclusivamente per prove tecniche, quindi non a pieno regime, in attesa dell’arrivo dei documenti chiesti alla Provincia. Al momento del controllo le macchine erano accese, e mancando l’autorizzazione sia per l’installazione che per la messa in opera, sono immediatamente scattati i sigilli al forno e al raffreddatore.

Pare, inoltre, che i tempi lunghi per avere il via libera dalla Provincia siano dovuti anche ad alcune modifiche chieste dai proprietari. Il test contestato non sarebbe andato bene e avrebbe palesato la necessità di modificare l’impianto: oltre al danno, la beffa di dover ricominciare tutto daccapo quando arriverà il semaforo verde. L’amministratore delegato Roberto Castagner ripete che è solo un problema burocratico: «In quarant’anni non mi era mai capitata una cosa del genere. Abbiamo chiesto le autorizzazioni e lo abbiamo fatto presente ai controllori, non sono ancora arrivate e sull’impianto avevamo soltanto effettuato alcuni test».

Le emissioni. Castagner è battagliero anche sull’altro fronte, quello relativo allo sforamento dei valori per le emissioni in atmosfera: «I controlli sono stati effettuati a fine campagna, abbiamo contestato il valore delle analisi. E non abbiamo mai più avuto contestazioni di quel genere». La società attenderà quindi la documentazione richiesta e poi presenterà istanza di dissequestro. Il resto dell’attività può continuare senza limitazioni. 

Andrea De Polo
 

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