Sequestrata anche la griffe Blitz da Alicante a Ginevra

intervento senza precedenti delle Fiamme Fialle per tutelare marchio e curatela Si apre il giallo sulla provenienza della merce: vuoti I capannoni dell’azienda

Il marchio Glenfield (oltre 100 punti vendita in tutta Italia) è stato posto sotto sequestro amministrativo. Questo non vuol dire che le aziende, i negozi, i dipendenti che ancora lavorano sotto lo stemma della ex maglieria di Quinto non avranno più capi, commesse o negozi, ma che d’ora in avanti il logo non potrà essere ceduto, suddiviso, affittato semnza l’autorizzazione del curatore fallimentare che sta gestendo la pratica.

Gli agenti della Finanza sono partiti da Roma, dove grazie all’autorizzazione del Ministero delle attività produttive e dello sviluppo economico hanno stoppato ogni movimento di mercato relativo al marchio. Poi sono passati in Spagna, dove ha sede l’autorità per il mercato europeo, ed anche lì hanno chiesto e ottenuto i sigilli sulla griffe; infine sono andati a Ginevra, dove ha sede l'Intellectual Property Organisation, l’ente che gestisce il mercato delle griffe su scala mondiale, ed anche lì hanno fatto scattare il blocco.

Fino a quando non verrà ricostruito il patrimonio della società, e il curatore non avrà modo di soddisfare le richieste di creditori e dipendenti, il marchio di maglieria nato a Quinto di Treviso rimarrà paralizzato. La produzione? «Quella non verrà ostacolata» spiegano gli inquirenti, impegnati anche a capire dove sia stata delocalizzata, da chi venga controllata e distribuita. Te.Co. Srl e Quaranta Srl, le due società finite nel mirino degli inquirenti infatti si sono rivelate dei contenitori pressochè vuote. «I controlli effettuati a Gallarate e nel milanese, dove avevano sede le sue società» spiegano i finanzieri, «hanno messo in luce solo capannonni vuoti, quando non condomini deserti». Non c’erano uffici nè, ovviamente, maglioni o filiere.

In un caso le perquisizioni sono perfino arrivate a suonare alla porta di un condominio praticamente disabitato, lì avrebbe dovuto esserci uno degli uffici centrali della società che gestiva il marchio Glenfield. Secondo quanto appurato dalle fiamme gialle di Gallarate, le due società sarebbero stata a loro volta delle teste di legno – o società fittizie – cardine di un sistema volto alla frode del fisco e alla distrazione di beni.

La Te.Co. ad esempio, fino al 2011 aveva sede aveva sede a Cardano al Campo, poi si è spostata a Gallarate in un'anonima palazzina di periferia e da lì è scomparsa ai danni del fisco. Gli accertamenti della Finanza hanno permesso di verificare che gli ammanchi nella dichiarazione degli incassi erano iniziati giù nel 2007, anno in cui era riuscita ad entrare anche nella galassia Glenfield, appena ceduta da Tempestini alla gestione di alcuni imprenditori biellesi.

E stessa sorte è toccata poi al marchio di Quinto, che nel 2010, all’atto della liquidazione, non rese alcuna dichiarazione ai fini fiscali, come se nelle casse già non avesse più nulla da oltre un anno.

«Ci sono parecchi elementi da analizzare» spiegano gli uomini dela Guardia di Finanza, «si tratta di una bancarotta fraudolenta in piena regola e dobbiamo garantire l’interesse dei lavoratori, del marchio e dello stesso Madei in Italy. Il nostro intervento non è solo la battaglia per gli scontrini o contro la contraffazione, lavoriamo anche per garantire che il prodotto italiano sia garantito».

Prima di arrivare al dissequestro del marchio pare che ci vorranno anni. E l’indagine non è ancora finita.

Federico de Wolanski

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