Senza lavoro, vivono da mesi in ospedale a Castelfranco

CASTELFRANCO. Disoccupato, malato e senza una casa, si trasferisce nell’atrio del San Giacomo. Luciano Timis, originario della Romania, dopo un inizio di ipotermia, ha rischiato l’amputazione di un piede. È rimasto senza lavoro e di conseguenza senza un posto in cui vivere. In ospedale Timis è conosciuto da tutti, infermieri, medici e pazienti. E ognuno a modo proprio cerca di aiutarlo. Con lui c’è anche l’amico Berchi Viorel di 41 anni che vive da un paio d’anni sempre nell’atrio dell’ospedale. «Non ce la faccio più: voglio tornare a casa, in Romania». Confessa Luciano. Ha 35 anni, di cui 15 vissuti sempre a Castelfranco lavorando prima come barista e negli ultimi anni come muratore. Non è sposato, ma avrebbe voluto farsi una famiglia con dei figli. «Non è stato possibile», ammette il rumeno che da più di un mese è costretto su una sedia a rotelle con entrambi i piedi fasciati e doloranti.
«Subito dopo aver perso il lavoro ho dovuto abbandonare la casa che condividevo con un amico a Vedelago», racconta con gli occhi lucidi, «Lui poi si è ammalato e ora si trova in una clinica privata». Senza un lavoro, senza soldi e soprattutto senza un tetto sopra la testa una notte dopo aver girato per tutta la città in cerca di un posto dove stare si era addormentato su una panchina dei giardini pubblici. «Ho trascorso un’intera notte al freddo e il giorno dopo quando mi sono svegliato avevo i piedi paralizzati per il freddo».
Non riusciva più a camminare e aveva perso completamente la sensibilità. Poi grazie, all’intervento di una passante che aveva allertato il 118, Timis è stato portato d’urgenza in ospedale. Subito dopo il ricovero, è stato trasferito all’ospedale di Padova. «Quando mi hanno dimesso sono tornato a Castelfranco», continua, «non sapevo dove andare e allora ho deciso di venire a vivere nell’atrio del San Giacomo». E proprio qui ha incontrato il suo amico, Berchi, anche lui di origini rumene che per aiutare il 35enne ogni giorno chiede delle offerte per comprare le medicine che gli servono per curarsi. Ha 41 anni e pure lui ha gravi problemi di salute che gli impediscono di trovare un lavoro. «Qualcuno ci porta da mangiare», spiega Timis, «Qualcuno ci dà qualche spicciolo per andare avanti e ogni due giorni faccio le medicazioni». Di notte i due amici si sistemano per dormire sui divanetti che si trovano vicino all’ingresso del Cup. Il 35enne vorrebbe tornare a casa dalla sua famiglia per farsi assistere, ma i soldi purtroppo non bastano per sostenere il viaggio. «Il mio passaporto è scaduto, così anche i permessi», chiude Timis, «spero che qualcuno mi possa aiutare ad avere il minimo indispensabile per poter sopravvivere».
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