Semonzo, nel paese dei free-vax: una crociata lunga 30 anni

In provincia di Treviso, genitori contro l’obbligo e non da oggi: così è nata la prima pasionaria

TREVISO. «Non ci faremo mettere in piedi in testa da nessuno, tanto meno da presidi-sceriffi agli ordini del ministro Lorenzin che impongono vaccini per tutti. Andremo dal prefetto». E il grido di battaglia del popolo dei free vax corre per le strade strette di Semonzo, seimila abitanti contando anche quelli di Borso e Sant’Eulalia, assieme alle voci di Radio Maria diffuse dagli altoparlanti della chiesa dedicata alla Madonna del Volo. Qui, sotto le vele coloratissime di parapendii e deltaplani che si librano approfittando degli ottimi venti spiranti su questa patria del volo libero, la determinazione non è di oggi. E neanche di ieri. La battaglia per garantire la libertà di vaccinasi - «attenti», ribadiscono in paese, «non siamo contro, ma siamo per una scelta consapevole» -, è iniziata trent’anni fa.

A condurla Oriana Brotto. «Erano gli anni Novanta», racconta la figlia, Catia Citton, imprenditrice agricola, fede grillina, mamma di tre femmine e un maschio tutti rigorosamente non vaccinati, «La lotta di mia madre parte da un’esperienza personale». Racconta di quel fratello, nato nel 1990, che al secondo richiamo ha provato sulla sua pelle «le conseguenze nefaste di una vaccinazione». «Un bimbo senza alcun problema», continua Citton, «che dopo quell’iniezione ha iniziato a non dormire più e a convivere con i danni arrecatigli dal vaccino».

Mamma Oriana ha cominciato a studiare, a informarsi, a partecipare agli incontri allora quasi carbonari del popolo no vax in tutt’Italia. E al rientro a Semonzo a riportare informazioni e tanti dubbi sulle vaccinazioni. Una pasionaria che ha gioito nel 2007 per la cancellazione dell’obbligo vaccinale e che oggi è «profondamente delusa per la retromarcia imposta dal governo».

Dalla sua «lotta in salita» si è formata quella sensibilità che oggi vede Semonzo in prima linea nella battaglia contro l’obbligo di vaccinazione per i bambini della fascia 0-6 anni, dettato dal decreto Lorenzin. Alla scuola materna di Sant’Eulalia il dirigente ha emesso otto «provvedimenti di espulsione» rivolti ad altrettanti alunni non vaccinati. In classe sono stati ammessi solo gli altri 82 bambini iscritti. Il responsabile dell’asilo parrocchiale di Semonzo, dove si registra il più alto tasso di piccoli non vaccinati ovvero metà dei 69 frequentanti, è stato meno tranchant.

Anche perché Natale Baron, trent’anni di politica, incaricato dal parroco di occuparsi della scuola di piazza Paradiso, tutto sommato condivide la battaglia free vax. Ieri, primo giorno di scuola, ha dato ordini di non fermare nessuno: bimbi vaccinati e non. «Li abbiamo accolti tutti», conferma, «Come posso mandare a casa un bambino? E poi dieci vaccini obbligatori? Non nascondiamoci: è una mangiatoia».

Il suo “titolare”, don Giovanni Bellò, 81 anni il prossimo novembre, è convinto che «xe la lege che copa, altro che vaccini». In paese, al bar, tra le mamme, il tema vaccini infiamma il dibattito. Semonzo non ama farsi comandare. Sicuramente non in tema di vaccini. Il sindaco Flavio Dall’Agnol ascolta, media e prova ad abbassare i toni. «La mia gente vuole essere informata», osserva, «Come darle torto? Chiede la possibilità di decidere consapevolmente ed ha ragione. Non siamo barricaderi, non siamo oltranzisti, siamo un paese vivace che si interroga».

Sabato scorso ha ricevuto i genitori dei bambini non vaccinati. «Pensava saremmo arrivati in pochi», riferisce Lucia Giuliano, una dei portavoce del gruppo, «tra mamme, papà e figli eravamo una settantina e ci siamo stipati nel suo ufficio». Due ore di colloquio per presentare le loro ragioni e alla fine hanno strappato al sindaco l’impegno di andare insieme a incontrare il prefetto. «Ci ha detto che sull’obbligo dei vaccini a scuola non può intervenire, non ne ha il potere», continua Giuliano, «e così gli abbiamo chiesto di portare la nostra voce a chi può decidere. Ci ha assicurato un incontro con il prefetto invitandoci a inviargli un dossier con le nostre firme da presentare in giunta».

E, domenica scorsa, al bar Capocaccia in piazza Paradiso di fronte alla scuola materna parrocchiale dedicata a Maria Immacolata, in due ore ne hanno raccolte duecento. Messaggio chiaro: qui, a Semonzo, sui vaccini, «sulla salute dei nostri bambini», non si scherza. «Non siamo ancora costituiti in comitato», aggiunge Giuliano, «Ma abbiamo già attivato avvocati e medici a sostegno della nostra battaglia».

Maria Elena Bergamo, mamma di un piccolo non vaccinato che frequenta la materna parrocchiale, è pronta al ricorso contro l’obbligo con gli altri genitori: «Un’ingiustizia, voglio poter decidere io per mio figlio. E poi perché gli viene negato il diritto di andare a scuola?». Le mamme “vax” stanno a guardare per nulla preoccupate per i loro bambini: «È bene che ognuno possa scegliere ciò che ritiene meglio per il proprio figlio».
 

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