Se la malattia costa cara: fino a mille euro

Malgrado la crisi la salute degli animali viene messa al primo posto da molti padroni disposti a sborsare cifre considerevoli per salvare la vita al proprio fedele amico a quattro zampe. «Ci sono...

Malgrado la crisi la salute degli animali viene messa al primo posto da molti padroni disposti a sborsare cifre considerevoli per salvare la vita al proprio fedele amico a quattro zampe. «Ci sono patologie che richiedono visite, ricoveri, trasfusioni, radiografie e chirurgie. I prezzi possono salire anche al di sopra dei mille euro. Molti animali sono considerati dei veri e propri membri della famiglia, con padroni disposti a sacrificarsi economicamente pur di salvare loro la vita», commenta Fabio Fattori della clinica veterinaria di Treviso. Buona parte dei proprietari che si rivolgono ai centri veterinari specializzati, con tanto di pronto soccorso e lungo degenza, è anche disposta a spendere per l’alimentazione, nonché per accessori e suppellettili, più vezzo che utilità, dai collarini con strass ai cappottini griffati. Un business che mette in evidenza come si sia sviluppata negli ultimi anni una sensibilità sempre maggiore verso i nostri compagni a quattro zampe, come spiega Ernesto Schievenin dell’ospedale veterinario di Conegliano: «Attualmente cani e gatti sono più o meno alla pari come numero di degenze. La crisi ci fa forse registrare un lieve calo di presenze, ma consideriamo anche che stiamo parlando di una struttura specialistica, la nostra prospettiva e la nostra clientela è diversa da quella di un ambulatorio veterinario».

Indubbiamente la medicina veterinaria ha fatto enormi passi in avanti negli ultimi anni, in quest’ottica un significativo contributo è stato dato dall’attivazione della banca trevigiana del sangue canino che garantisce oggi il fabbisogno di una quarantina di cliniche del territorio trevigiano migliorandone il servizio e l’efficienza. «Un’operazione meritoria e fondamentale per il buon funzionamento della nostra struttura», è il commento di Stefano Pastrolin, direttore sanitario dell’ospedale San Francesco di Paese. «Un tempo ci si arrangiava con una banca nostra, interna». (v.cal.)

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