Schiuma nel torrente Raboso carabinieri a caccia di colpevoli

Il sindaco, allertato da un cittadino, ha subito mosso gli uomini dell’Arma Sospetti sulle aziende vinicole. «Monitoraggi avanti finché non li troviamo»

SERNAGLIA. Non c’è pace per i corsi d’acqua del Quartier del Piave, in cui sono in corso le ultime fasi della vendemmia: dopo il Teva a Valdobbiadene che nei giorni scorsi è stato “protagonista” dell’ennesimo caso di inquinamento a cui è seguita la denuncia di un’azienda vitivinicola, ieri sono state le acque del torrente Raboso, in zona Castelik di Sernaglia della Battaglia, a ricoprirsi di un’anomala e maleodorante schiuma bianca.

Il tutto è finito nelle cronache grazie alla segnalazione di un cittadino sul web, che ha pubblicato delle foto mattutine lungo il Raboso, in cui erano ben evidenti i segni di qualche scarico abusivo: acque di un innaturale color grigiastro e che, di lì a poco, sarebbero affluite nel fiume Piave.

Immagini che sono servite da innesco per le ricerche dei colpevoli, con il sindaco Mirco Villanova e gli uomini dei Carabinieri forestali di Valdobbiadene che si sono riversati in zona Castelik (nome che deriva dall’omonima via sernagliese) per monitorare la situazione.

«Dopo aver contattato l’Arma ho percorso un tratto di strada parallela al Raboso e ho notato che il problema era ben più esteso», dichiara il sindaco di Sernaglia della Battaglia, Mirco Villanova. «Suppongo, dunque, che la causa sia da cercare altrove, probabilmente a monte, in zona collinare. Per fortuna, non vi sono danni rilevanti e anche la fauna ittica, al momento, non ne ha risentito. Certo è che ora andrà avanti un monitoraggio costante della zona per contribuire all’identificazione dei colpevoli», conclude il primo cittadino. Il torrente Raboso infatti, che dà il nome all’omonimo vino rosso prodotto in zona, sorge nelle Prealpi Bellunesi e attraversa i comuni di Valdobbiadene, Farra di Soligo e, come citato, Sernaglia proprio prima di affluire nel Piave. Sarà dunque un po’ più complesso per i carabinieri risalire agli artefici di questo ulteriore caso di danno ambientale. A finire, ancora, sulla graticola le industrie del settore vinicolo: come ricordato stessa sorte, con effetti più gravi e la moria di pesci, era toccata al Teva pochi giorni fa. Anche a Farra di Soligo, nei pressi di via Cavre, i canali di scolo hanno sgorgato acque maleodoranti, senza dimenticare i recenti casi del Piavon a Chiarano. —

Riccardo Mazzero

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