Scambio di foto hot su Facebook, poi il ricatto: barista di Montebelluna sommerso dai debiti vende il bar

Nei guai è finito un 49enne di Montebelluna, che ha dovuto sborsare 25 mila euro a una finta minorenne dopo che con lei si era scambiato foto hard

MONTEBELLUNA. Ricattato da una sedicente minorenne conosciuta su Facebook, truffato da un finto hacker, rovinato dalle continue estorsioni a tal punto da essere costretto a vendere il suo bar in centro a Montebelluna. Dopo un anno e mezzo di soprusi un 49enne si è deciso a presentare denuncia, e venerdì scorso i carabinieri di Ventimiglia, dopo l’indagine condotta dai colleghi di Montebelluna, hanno arrestato un 36enne e una 25enne.

Il primo approccio

L’incontro virtuale tra il barista e la ragazza risale a febbraio del 2016. Qualche contatto sulla chat di Facebook, con una confidenza sempre crescente, finché i due hanno cominciato a scambiarsi foto a sfondo sessuale. Una passione virtuale, ma irresistibile per il 49enne, che alle richieste della donna di Ventimiglia – non aveva nascosto di risiedere in Liguria – non riusciva a dir di no. Trascorsa qualche settimana dallo scambio delle foto, ecco il ricatto. La donna rivela al barista di essere minorenne, chiedendogli seimila euro per comprare il suo silenzio. Messo alle strette e con il timore di avere grossi guai con la giustizia, il 49enne paga, utilizzando paysafecard. Con quei soldi pensa di aver chiuso la vicenda, ma così non è.

La seconda beffa

Qualche giorno dopo racconta l’episodio a un’altra amica di Facebook, conosciuta come “Laura”, anche lei residente in Liguria. Lei lo vuole aiutare, e gli presenta un hacker che, da remoto, può ripulire il suo pc e quello della fantomatica minorenne dalle foto. Il giorno dopo la “pulizia”, il 49enne viene nuovamente contattato dalla prima ragazza, che gli chiede altri quattromila euro perché si era accorta del tentativo di intrusione sul suo pc. Prima di pagare, il 49enne prova a contattare l’hacker spiegandogli l’accaduto. Lui si offre di fare da tramite tra i due per chiudere la vicenda, in cambio di altri soldi: duemila euro. Il barista accetta anche questa volta, si incontra con l’hacker, e gli consegna in tutto seimila euro.

L’insistenza

Ma la spirale di estorsioni in cui si è infilato il 49enne non si chiude nemmeno in questo caso. Nell’autunno del 2016, l’hacker contatta il 49enne di Montebelluna, chiedendogli addirittura diecimila euro, in quanto si trovava in difficoltà per il pagamento delle spese legali conseguenti a un arresto che sosteneva di avere subito in Venezuela. Di fronte ai primi no del barista, l’hacker minaccia di denunciarlo, ricordandogli cos’aveva fatto per lui, e dicendogli che tutto il materiale era ancora salvato su una chiavetta Usb. E anche questa volta, il 49enne paga.

Tracollo e bar ceduto

Lo fa a rate, puntuali ogni mese: 500 o mille euro per volta, sempre tramite paysafecard. Va avanti fino a settembre del 2017, quando, dopo aver sborsato complessivamente 25 mila euro, è costretto a vendere il suo bar. Solo dopo l’ennesimo tentativo di estorsione, il barista decide di denunciare. A ottobre 2017, viene contattato da un finto agente della polizia postale, che lo ricatta dicendogli si essere in possesso di una chiavetta contente il materiale pedopornografico che lo riguarda. Gli chiede seimila euro per il suo silenzio. Ma il 49enne finalmente sporge denuncia ai carabinieri di Montebelluna.

La denuncia

I militari identificano una 25enne di Ventimiglia, che aveva vestito i panni della minorenne e poi di Laura, e il suo compagno 36enne, l’hacker, dal cui telefono è partita la chiamata del finto agente della polizia postale. Per entrambi, con precedenti per furto e detenzione di stupefacenti, sono scattate le manette.

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