Sartoron (Tri.go): «L’aiuto arriverà ma io conto sul ritorno dei clienti»

Due locali, a Treviso e Ponte di Piave, ma ancora nessun accredito «Asporto e delivery? Per la ristorazione sono una grande illusione» 

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Donato Sartoron si è trovato a vivere l’emergenza Covid da due punti di vista diversi, entrambi nella ristorazione. Da una parte l’osteria “Da Donato” a Ponte di Piave, dall’altra la pizzeria per asporto Tri.go, a Fiera, aperta pochi mesi prima che il coronavirus deflagrasse sulla categoria. Ieri sul suo conto corrente nessuna buona sorpresa, nonostante anche lui in primavera avesse ottenuto i contributi a fondo perduto.

Sartoron, l’Agenzia delle Entrate non è stata efficiente con lei come con altri…

«Si, ma devo dire che io me li aspettavo per il 15, non sapevo che li avesse già bonificati ad alcuni. In primavera ho ricevuto i 2 mila euro a fondo perduto, e ho usufruito degli aiuti per il personale».

Non sembra però sia arrabbiato o deluso…

«Non si fa l’imprenditore per essere sostenuti dallo Stato, ma per fatturare. Credo valga molto di più la serenità del consumatore rispetto agli aiuti che possono arrivare».

In che senso?

«Quando in estate abbiamo riaperto, abbiamo avuto un grande riscontro, forse dopato dal fatto che i clienti non ne potevano più di stare a casa. Ma nessun ristoratore credo possa affermare che gli è andata male l’estate. Ora quindi dobbiamo guardare a questo, sperare che i clienti rispondano alla riapertura; anche se il timore è per una terza ondata. Le pandemie storicamente ne hanno sempre una».

I suoi due locali ora come stanno andando?

«A Ponte di Piave ho chiuso, non ho mai lavorato a pranzo, quindi ho valutato che senza la cena non ne sarebbe valsa la pena. Riapriremo quando sarà passata, ho stimato che chiuderò l’anno con un fatturato inferiore del 40% rispetto al 2019. Tri.go va bene, è una piccola attività in crescita. Ma mi faccia dire una cosa sull’asporto e sul delivery…»

Prego…

«Per la ristorazione è un’illusione. Se fai hamburger o pizza può funzionare, forse con l’etnico. Ma per un ristorante che deve pure realizzare un menù apposito non vale la pena; non c’è abbastanza mercato». —



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