Rosabella, un nome-enigma per il “Quarto potere”

Stasera alle 20.15 gratis al cinema Edera il primo film della rassegna promossa per festeggiare con i lettori i primi 40 anni del nostro giornale
CITIZEN KANE, Orson Welles, 1941, astride stacks of newspaper
CITIZEN KANE, Orson Welles, 1941, astride stacks of newspaper

Si comincia con un capolavoro di Orson Welles. La prima proiezione stasera con Quarto potere (Citizen Kane) del 1941; a seguire nei prossimi lunedì Prima pagina (Front page) di Billy Wilder (1974) il 23 aprile, Professione Reporter (The passenger) di Michelangelo Antonioni (1975) il 30 aprile e Cronisti d’assalto (The paper) di Ron Howard il 7 maggio. Ma sarà solo l’inizio. Tutti gli appuntamenti il lunedì alle 20.15 al cinema Edera di piazza Martiri di Belfiore a S. Maria del Rovere, con l’introduzione dello scrittore Nicola De Cilia.

Quarto potere. Il primo e il più importante film realizzato da Orson Welles, atterrato a Hollywood dopo il radiodramma sulla “Guerra dei mondi”, che inscenava lo sbarco alieno e i successi teatrali a New York. La biografia appena velata dell’editore Hearst qui chiamato Charles Foster Kane, intepretato da Welles e sviluppata per coro di racconti di chi l’aveva conosciuto bene. Partendo dal letto di morte di Kane e dalla sua ultima parola “Rosabella” (Rosebud) diventata l’enigma da sciogliere per un giornalista incaricato di capirne il significato e di confezionare un cinegiornale sulla sua vita. Troverà cinque voci per cinque flashback incollati assieme dai finti cinegiornali. Un bianco e nero che pare inciso col bulino. Un giallo senza soluzione per il cronista ma svelata nel finale al pubblico; un gioco di rimandi fisici e psicologici alla realtà come il castello di Kane quasi una copia di quello ancora esistente di Randolph Hearst a San Simeon. Nove candidature ma un solo Oscar per la sceneggiatura, dovuto alla guerra che Hearst stesso oppose all’opera di Welles. Che poi fece sempre fatica ad essere “padrone” dei propri film se non espatriando.

Prossimo film, lunedì prossimo, sarà Prima pagina. Strana la scelta di Billy Wilder un inventore di prototipi, tanto di commedie perfette quanto iniziatore di generi come il noir (La fiamma del peccato), nel cimentarsi in un remake di un film due volte di successo: nel 1931 firmato da Milestone e soprattutto nel 1940 con Cary Grant ne “La donna del venerdì” in cui il giornalista protagonista è donna. E strano perché il mondo del giornalismo l’aveva già sondato in modo drammatico nel 1951 con L’asso nella manica, quasi una profezia sulle storture della spettacolarizzazione delle tragedie quando un giornalista (Kirk Douglas) sfrutta la vicenda di un uomo intrappolato da una frana nel cuore di una montagna. Eppure in “Front page” esce l’originalità di Wilder sorretto dalla rodata coppia di complici Walter Matthau (nel ruolo del direttore Walter Burns) e Jack Lemmon (Hildy Johnson) cuore comico del film.



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