Ricatto hard all’impreditore: in manette
LORIA. Fatale fu la scrivania, con la sedia girevole e tutto il resto. E così di punto in bianco la segretaria neoassunta, nel frattempo diventata amante, si trasforma in una minaccia alla stabilità del maschio-traditore. Che è anche maschio-manager. Ma si dà il caso che sia pure maschio-sposato.
La situazione si complica nel momento in cui lei viene licenziata e pure lasciata. Da donna arrabbiata studia la ferale vendetta: «Dammi 150 mila euro o racconto tutto a tua moglie».
In una inarrestabile iperbole si passa così dai messaggi caldi su Whatsapp al codice penale. Estorsione. Con questa accusa è finita agli arresti domiciliari Sara Andretta, 41 anni, originaria di Tombolo ma residente a Loria.
Tutto comincia verso dicembre quando la donna, che fa della seduzione la sua arma migliore, frequentando il mondo dell’imprenditoria riesce ad avvicinare un ricco industriale padovano di 55 anni. Prima si presenta come procacciatrice di affari, poi lo irretisce sfruttando una forte passionalità e coinvolgendolo in viaggi e vacanze che gli investigatori dell’Arma definiscono “all inclusive”. L’imprenditore, probabilmente rapito da tutta questa energia, la assume nella sua azienda e con lei inizia una relazione. Tutto va per il verso giusto, se così si può dire, fino al mese di aprile. Ad aprile infatti lui tenta di svincolarsi da questa situazione. Sara Andretta viene licenziata dall’azienda. Da questo momento in poi cambia tutto. La donna inizia ad esercitare pressioni e ricatti nei confronti dell’ex che culminano con la richiesta di 150 mila euro: «O mi dai i soldi o io vado da tua moglie e le racconto della nostra relazione». Denaro in cambio del silenzio. Nel frattempo alla moglie dell’imprenditore cominciano ad arrivare email e messaggi WhatsApp anonimi: “Tuo marito ti tradisce”, “Stai attenta”, e tante altre comunicazioni allarmanti di questo tenore. Le minacce vanno avanti per diverse settimane, sia al telefono che via sms. Pressioni tanto incalzanti che l’imprenditore a un certo punto sta quasi per cedere. Fortunatamente non si lascia convincere dal ricatto e decide di chiedere aiuto ai carabinieri. Così i primi di maggio si presenta nella stazione dell’Arma di Cittadella e denuncia tutto. In Procura aprono un fascicolo che finisce sul tavolo del pubblico ministero Sergio Dini.
In breve tempo i militari identificano la donna, e con la collaborazione dell’industriale organizzano lo scambio di una prima somma di denaro, pari a 20 mila euro in contanti. In pratica l’imprenditore contatta Sara Andretta, le dice che accetta di darle il denaro e che per il momento le può dare solo 20 mila euro. Lei acconsente, lui le dà appuntamento in un’area di servizio nell’alta padovana.
All’orario concordato i due si trovano, ma lei non sa che a pochi metri di distanza ci sono i carabinieri che osservano tutto. L’uomo tira fuori una busta con i 20 mila euro in contanti (le banconote erano state precedentemente contrassegnate), e lei la prende. A questo punto i militari, che hanno assistito allo scambio, bloccano la 41enne e l’arrestano in flagranza di reato. La donna, che era incensurata, si trova ora nella sua casa di Loria agli arresti domiciliari, a disposizione dell’autorità giudiziaria. La casa dove vive è inoltre stata perquisita e le sono stati sequestrati telefoni e computer, ora al vaglio degli inquirenti. Quello che si vuole capire, a questo punto, è se oltre all’imprenditore vicentino ci siano altre vittime che hanno pagato per il silenzio.
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