Rette dell’asilo pagate a vuoto, genitori sul piede di guerra a Castelfranco

CASTELFRANCO. Dopo la stop dovuto alla zona rossa, i genitori dell’Asilo Umberto I chiedono una riduzione della retta. Il consiglio d’amministrazione, a differenza di altre strutture che invece hanno riconosciuto uno “sconto” per il servizio pagato ma non goduto, risponde picche. Come già avvenuto in altri comuni, puntuali scoppiano le proteste. Ad essere particolarmente arrabbiate sono quelle famiglie che hanno un figlio all’asilo nido che, più degli altri, hanno dovuto trovare soluzioni d’emergenza per poter andare a lavorar. La retta è sempre stata di 430 euro al mese (fascia oraria dalle 9 alle 16) e di riduzioni manco a parlarne.
La testimonianza
«Ho tre figli all’Umberto I» spiega Francesca Gazzola «due alla scuola dell’infanzia e una al nido: in totale, sconto fratelli compreso, spendiamo 702 euro al mese. Dal 15 marzo al 6 aprile tutti e tre sono rimasti a casa: ma già prima, a seguito di quarantena (tutti i figli erano negativi, ndr), c’era stata una sospensione del servizio all’asilo di 11 giorni e al nido di una settimana. Durante questi tre periodi le quote mensili da pagare della scuola sono arrivate regolarmente, nonostante la raccolta firme dei genitori con la richiesta di riduzione e sconto delle quote, nonostante i bimbi non abbiano usufruito del servizio mensa e la bimba del nido non abbia nemmeno utilizzato eventuale materiale di consumo, tipo pannolini».
Da qui, essendo lavoratrice autonoma, Gazzola ha dovuto ricorrere a una babysitter pagata a ore e all’aiuto dei nonni, oltre a rinunciare a giornate di lavoro: «È questa la politica di aiuto alle famiglie?» si chiede «La scuola applicando le tariffe consuete e risparmiando sui costi sta guadagnando sulle famiglie?».
Il confronto
Ma c’è un altro particolare: le maestre sono state messe in cassa integrazione dalla cooperativa Codess che gestisce il servizio didattico e, pur volendo non hanno potuto, inviare materiale ai bimbi della scuola dell’infanzia durante la chiusura forzata. «C’è un solo nido comunale a Castelfranco (la Tana del Lupo, ndr) quindi non c’è molta altra scelta» spiega invece Lisa Pietrobon «L’Umberto I è un asilo privato ma, se non erro, a partecipazione comunale. Ed è l’unico del comune di Castelfranco ad non aver applicato nessuno sconto nel periodo di chiusura delle scuole per la zona rossa. Chi ha più di un figlio all’asilo o al nido versa somme pari ad uno stipendio part time o anche più elevato. Sorvolo sulla scarsissima trasparenza delle comunicazioni asilo-famiglie e sull’interpretazione dell’istituto sull’applicazione delle norme anti contagio. Le istituzioni si riempiono la bocca parlando di aiuto e sostegno alle famiglie mentre attingono a piene mani proprio dai loro bilanci».
Le risposte
Del “gran rifiuto” del cda a concedere sconti se ne sono occupati ieri in una riunione di giunta i due assessori di comparto, ovvero Roberto Marconato (sociale, in riferimento al nido) e Franco Pivotti (istruzione, per la scuola d'infanzia): la questione ora dovrebbe essere affrontata dal sindaco Stefano Marcon in un incontro con i vertici dell’Umberto I.
La protesta dei genitori è solo l’ultimo capitolo del travaglio che sta vivendo l’Ipab Umberto I. Nel 2019 le dimissioni di tre dei cinque componenti del cda in riferimento al passaggio di gestione dalla cooperativa Stella alla Codess, poi a fine 2020 le dimissioni del neonominato presidente Maurizio Trento (già alla guida del centro anziani Sartor) che ha reso necessario una nomina suppletiva nella figura dell’ex consigliere comunale (Marcon Sindaco) Giancarlo Brugnera.
A più riprese l’opposizione ha chiesto chiarimenti sul “buco” di gestione dell’Ipab, di fatto ora una scatola vuota senza dipendenti. Un problema che sembra influire non poco con il progetto di fusione tra questa realtà e quella della casa di riposo. —
Davide Nordio
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