Referto falso, centro diagnostico nei guai

ALTIVOLE. Il centro medico falsifica l’esame istologico della paziente, “clonandone” uno su carta intestata del Centro oncologico di Aviano. Da parte della donna, operata per la rimozione di un neo, è partita la doppia denuncia - penale e civile - nei confronti del centro medico che l’ha operata. Chiuse le indagini della Procura della Repubblica di Treviso, ora toccherà al giudice per l’udienza preliminare decidere se mandare a processo il responsabile del centro medico, che è lo stesso medico che ha operato la donna.
Una vicenda strana, che nasce quasi certamente dal fatto che il centro medico ha perso gli esiti dell’esame della paziente o addirittura il neo da far sottoporre all’esame istologico. Questa, almeno, è l’unica spiegazione plausibile che si danno la paziente e l’avvocato che la sta seguendo in questa vicenda, Roberto Gallina. Tutto inizia quando la donna, una quarantenne residente ad Altivole, decide di sottoporsi a un piccolo intervento chirurgico per la rimozione di un neo a rischio: avendo una storia di familiarità con malattie della pelle, si tiene sotto stretto controllo da parte del dermatologo e sceglie di rimuovere ogni neo considerato potenzialmente a rischio.
L’operazione viene eseguita in un centro medico privato della provincia di Treviso. Un piccolo intervento di routine al quale di prassi fa seguito l’esame istologico del tessuto prelevato, allo scopo di scoprire se si tratti o meno di una forma tumorale. La donna attende pazientemente di avere gli esiti dell’esame, ma tutto tace. Il centro medico, contattato più volte dopo il primo periodo di silenzio, prende tempo. Passano i mesi, quasi un anno: la donna, a quel punto, decide di rivolgersi a un avvocato. Il legale le consiglia innanzitutto di mandare una richiesta scritta al centro medico tramite lettera raccomandata, in modo da avere una prova della propria richiesta. Solo allora il centro medico si muove, ma lo fa in una maniera che risulta un po’ strana, anomala: manda alla donna un referto in busta chiusa senza alcuna lettera o telefonata di accompagnamento. La donna e il suo legale si insospettiscono: secondo quel referto il neo non era una forma tumorale, ma c’è qualcosa di strano. L’indirizzo di casa della donna, poi, è quello della casa nuova: quando si è sottoposta all’operazione abitava altrove, come fa il referto di Aviano ad avere l’indirizzo nuovo? L’avvocato Gallina chiama il Centro di riferimento oncologico e la verità emerge: a nome della sua cliente non risulta alcun referto. Quello che hanno spedito alla donna era di un altro paziente, lo si capisce da un numero seriale. Un banale - e gravissimo - tarocco, insomma. La Procura ora ha però chiesto l’archiviazione non perché il fatto non sia grave, bensì perché non ci sarebbe modo di capire chi sia l’autore materiale del falso. La donna si è opposta all’archiviazione e ora toccherà al gup decidere.
Visti i tempi della giustizia, molto dilatati anche in questo caso, se la vicenda dovesse sfociare in un processo si rischierebbe la prescrizione. La causa civile andrà avanti comunque: la donna non ha ancora formalizzato né quantificato la propria richiesta danni.
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