Redditi in ospedale a Conegliano: sei primari guadagnano più del loro direttore

CONEGLIANO. Primari che guadagnano più del direttore generale. Nella sanità non è una novità, ma appare comunque curiosa l’anomalia di un manager apicale che guadagna meno dei suoi dipendenti. Succede nella ex Usl 7 di Pieve di Soligo, che ha pubblicato i redditi 2016 dei dirigenti medici. Così si scopre che Francesco Benazzi, fino al 2016 commissario straordinario dell’Usl coneglianese (oggi è direttore generale dell’Usl di Marca, la più grande azienda della provincia con 9.200 dipendenti), percepiva uno stipendio annuo di 123 mila euro lordi. Superato da ben sei dei suoi dirigenti.
Intanto, ecco la classifica dei dipendenti “più ricchi” dell'Usl 7. In vetta Natalino Bedin, classe 1947, responsabile della chirurgia generale, toracica e vascolare, che porta a casa 138.709,09 euro l'anno anche se a giorni saluterà i colleghi per andare in pensione. Al secondo posto Alessandro Dal Canton, 63 anni, responsabile del centro trasfusionale che guadagna 134.951,85 euro. Quindi Clemente Possamai, direttore dell'unità di anestesia e rianimazione con un reddito di 133.401,91 euro. Seguono Antonio Sacchetta, 65 anni e 132.221,04 euro in busta paga per dirigere la Medicina a Conegliano. Quindi Antonio Brino, dirigente veterinario che guadagna 130.303,35 euro.
A chiudere la classifica, Francesca Gattinoni, 61 anni, che ha uno stipendio di 129.714,43 euro per guidare la medicina fisica e riabilitazione. Unica donna in grado di “competere” con la busta paga del dg Benazzi. Altro dato che emerge guardando il report: venti dirigenti guadagnano stipendi sopra i 100 mila euro, la stragrande maggioranza (ben 18 su 20) sono uomini. Tra loro Luigi Salvagno, direttore dell'unità operativa di oncologia con un reddito di 122.131,73 euro, quindi Sergio Peruzza 112.778,40 euro per guidare la geriatria, Pier Ferruccio Ballerini 109.917,57 euro a capo della medicina generale, per pochi spiccioli davanti al primario della neurologia Sandro Bruno (con 109.303,35 euro). Letti in filigrana i dati dell'ex Usl 7 confermano un trend nazionale che preserva alcune disparità di genere nel mercato del lavoro: le donne faticano a raggiungere i ruoli apicali e guadagnano in media il 7% in meno dei colleghi di sesso maschile a parità di mansione. Non fanno eccezione le corsie d'ospedale.
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