Rapinato pochi mesi fa muore dopo il cenone

Rino Bettiol, storico “casoìn” di via Montegrappa, stroncato nel sonno È il quarto caso in poche settimane. Stamani l’addio nella chiesa di S. Agnese

Ha salutato i figli dopo il cenone in famiglia, è rincasato quando era passata da poco l’1, e si è messo a letto. Per non svegliarsi più. Rino Bettiol, 78 anni, ha fatto in tempo a vedere le prime ore del nuovo anno: poi gli è stato fatale, stando al responso dei medici, un ictus.

Era un’istituzione di viale Montegrappa, perché per 30 anni aveva bottega di alimentari a metà del viale, vicino al salone Nello e all’officina di Tasca. Un pezzo di storia del quartiere.

Solo sei mesi fa era stato vittima di una rapina nella zona dietro la stazione. Bettiol era stata aggredito da due uomini vicino al sottopasso che porta a via Dandolo e a San Zeno. Cercavano i suoi soldi, lui aveva reagito coraggiosamente e li aveva messi in fuga.

Bettiol è il quarto anziano che in città e nell’hinterland, in poche settimane, muore a poca distanza dalla traumatica esperienza di una rapina violenta. Così era accaduto a Natalino Scattolin, 84 anni che abitava a Santa Maria del Rovere, in via Ellero; a Silvio Tocchetto, 79 anni, di Altivole, e ad Ada Biscaro, 84 anni di Castagnole. Tutti vittime di malviventi stranieri o italiani a caccia di denaro, che non avevano esitato a colpire e picchiare ripetutamente gli anziani, legarli o imbavagliarli. Gli esperti diranno che sono pochi per fare una statistica, ma la sequenza, e la cadenza di decessi, restano impressionanti. E seminano dubbi sui traumi più nascosti e profondi che lasciano queste esperienze in chi ne è stato purtroppo vittima.

Rino, quella sera di maggio dietro la stazione ferroviaria, si era difeso. Tirando due pugni, come faceva da giovane quando nel dopoguerra tirava di boxe. «Se i vol morir, che i vegna pur», era stato il suo pensiero, come aveva confidato ai familiari. Temperamento energico, tipo tosto, Rino non aveva paura di nessuno.

E ben lo sa tutto il quartiere di viale Montegrappa e dell’Eden, di cui è stato «casoìn», dal 1962 al 1992, per migliaia di trevigiani. E nel quartriere aveva preso casa, lui che pure veniva da Santa Maria del Sile: prima via Gobetti, vicino alle Serena, alle spalle della bottega, infine viale Appiani.

I funerali si terranno stamani alle 10 a Sant’Agnese. Bettiol lascia affranti, per la perdita inaspettata e inattesa, la moglie Carla, che lo ha trovato già freddo mercoledì quando è andata a svegliarlo, i figli Mara, Mario e Sabrina, i nipoti, i generi la nuora e una sorella.

«Quel giorno aveva reagito comeera nel suo carattere, era un uomo che non ha mai fatto del male a nessuno ma che non era capace di subire», ricordano oggi i figli, «e del resto chi lo conosceva sapeva che, a dispetto dalla statura non alta, aveva un gran fisico e delle mani enormi». «Lo avessero visto bene, forse non lo avrebbero assalito», aggiunge una della figlie. «Lui aveva continuato la sua vita: mille attività e lavoretti per il quartiere. Sapeva fare di tutto, tutti lo cercavano».

La terribile disavventura di quella sera non sembrava averlo apparentemnete traumatizzato. Ma chissà come Rino aveva metabolizzato quei momenti. La dinamica è chiara: era stato bloccato alle spalle da uno dei rapinatori, mentre l’altro cercava di rubargli denaro dalle tasche. Non si era assolutamente perso d’animo, e aveva reagito divincolandosi. Si sentiva più che giovane, e amava dire che «anziana» era casomai la signora di 90 anni che accudiva puntualmente. Il destino, a Capodanno, ha voluto dargli torto. Pochi mesi dopo quella sera terribile.

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