Ragazzini trevigiani adescati dall’orco di Facebook
Ci sono anche dei ragazzini trevigiani nella rete tessuta dal dall’imprenditore pedofilo vicentino arrestato ieri dalla squadra mobile di Padova. Lui, Aldo Busatta, 57 anni, avrebbe adescato anche un ragazzino con meno di 14 anni. Ed è stata la madre dell’adolescente a far scattare il blitz.
La denuncia. La donna vedeva il figlio sempre davanti al computer, anche agli orari più strani. Poi lo osservava mentre inviava messaggi al telefonino, stranamente con la scheda ricaricabile sempre colma di denaro. Sono questi i motivi per cui la mamma di un ragazzino di 13 anni si è decisa a “rubare” le password per entrare nei profili Facebook e Netlog del figlio. Nel momento in cui ha letto la corrispondenza on-line le è crollato il mondo addosso. Primo perché ha scoperto la presenza di un “orco” nella vita di suo figlio, secondo perché si è resa conto che il suo bambino era disposto a tutto pure di avere qualche soldo in più. Disperata, è corsa in questura a raccontare tutto.
L’indagine. Gli agenti della squadra mobile hanno iniziato a controllare l’imprenditore vicentino, facendo luce sulla sua vita oscura. Aldo Busatta aveva creato una “corte” di ragazzini che continuava a viziare con regali e in cambio chiedeva loro foto osé e in alcuni casi anche veri e propri incontri sessuali. Ormai da tempo intratteneva rapporti con giovani di 16 e 17 anni, della province di Vicenza, Venezia, Treviso e anche di Padova.
Amicizie. Li cercava su Facebook, si rivolgeva a loro cercando di imitare il gergo dei giovanissimi: «Ciao Raga». Poi li convinceva a fotografarsi in pose oscene, inviando le immagini via mms. Inviava loro ricariche da 20 o 50 euro per assicurarsi la loro “fedeltà”. Con alcuni riusciva anche a concordare incontri sessuali.
Intercettazioni. Ovviamente il telefono dell’orco è stato messo sotto controllo.
L’arresto. L’intervento della mamma padovana è stato provvidenziale. Grazie ai suoi dubbi, espressi sfidando la vergogna e vincendo la rabbia istintiva, ha scelto la strada migliore per mettere fine all’incubo. E quando gli agenti della squadra mobile di Padova si sono presentanti a casa dell’imprenditore, lui è sembrato quasi sollevato. Si è consegnato a loro senza dire nulla, senza opporre resistenza, senza inventare scuse, quasi come si fosse liberato di un peso ormai insopportabile. (e.f.)
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