Raffica di furti a Salgareda, protesta contro i rom

Salgareda, residenti infuriati: un ladro fermato e condannato per direttissima. «Ma gli episodi si sono moltiplicati»

SALGAREDA. «Fino a pochissimo tempo fa – spiega avvilito Silvano Cappellazzo – la zona ricompresa tra San Nicolò di Ponte di Piave, Candolè e Campodipietra di Salgareda era un’isola felice. Ci conoscevamo tutti e molti tenevano le porte di casa con le chiavi sulla toppa, come un tempo si usava fare un po’ ovunque. Ma adesso tutto è cambiato». Nel primo pomeriggio di venerdì la famiglia Cappellazzo, che risiede in un piccolo borgo di via Fiorentina, ha avuto una visita indesiderata. «Mentre stavo lavorando il vigneto con il trattore – spiega Silvano – è entrato nella mia abitazione un giovane. A casa c’erano solo mia moglie con mia madre di 96 anni. È bastato un attimo e sono spariti il computer e qualche decina di euro». Poco prima un analogo tentativo di furto era stato tentato nella vicina abitazione della famiglia Donadi. L’aspirante ladro aveva dovuto però desistere per l’arrivo imprevisto della badante.

L’autore delle incursioni è stato notato da più persone residenti della zona. Il giovane era arrivato sul posto da solo a piedi, poi, nello stesso modo, se n’era andato prendendo la direzione della frazione di San Nicolò. Prima del canale Grassaga era sparito. In mano aveva un borsone.

«Questa situazione, non è più sostenibile – ribadiscono alcuni residenti della zona – si verifica da qualche mese e noi lo mettiamo in relazione con l’arrivo in loco di una famiglia proveniente da fuori regione». In effetti un mese fa un giovane di etnia rom era penetrato, poco prima di mezzogiorno, nell’abitazione della famiglia Nardi, in prossimità del centro di San Nicolò. Sorpreso, era fuggito da una finestra e si era dato alla fuga nella campagna inseguito da varie persone. In un primo momento si era nascosto all’interno di una siepe, poi, saltato un fossato, era stato bloccato nel mezzo di un vigneto. «Lasciatemi, lasciatemi, non voglio andare in galera!», aveva iniziato a urlare, quindi, in tono minaccioso, aveva aggiunto: «Se chiamate i carabinieri vi brucio la casa». I militari sono comunque arrivati e una parte della refurtiva era stata recuperata. Processato per direttissima, il giovane era stato condannato dal tribunale di Treviso a due anni di reclusione e subito rilasciato, in quanto non risultavano a suo carico altre condanne. Ed a così tornato a casa, che è ubicata proprio vicinissima alla zona dove si sono verificati vari furti, e dove vive anche un familiare agli arresti domiciliari.

«Sono a conoscenza del problema – spiega Andrea Favaretto, sindaco di Salgareda – e capisco anche il malcontento dei residenti. Purtroppo queste persone hanno un regolare contratto di locazione e io non posso intervenire, anzi sono stato mio malgrado costretto a concedere loro la residenza». I carabinieri di Ponte di Piave, sottolinea un residente della località Tana, passano almeno tre, quattro volte al giorno, ma è impossibile controllare tutto.

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