Quartieri del capoluogo, ricorso al Tar congela i soldi a Roma

I 14 milioni bloccati dalla ditta che ha perso l’appalto per Santa Maria del Rovere. Manildo: «Per colpa della burocrazia rischiamo di perdere un’opportunità»
Passerini Treviso inaugurazine piazzale Chiesa S.Maria del Rovare agenzia fotografica foto film
Passerini Treviso inaugurazine piazzale Chiesa S.Maria del Rovare agenzia fotografica foto film

TREVISO. Soldi per le periferie, rischia di saltare il finanziamento ministeriale. E solo per un bisticcio tra ordini professionali in merito a chi ha più competenze... per piantare qualche albero. Che è successo? Lo scorso 18 dicembre il sindaco Giovanni Manildo, a Roma, ha siglato a palazzo Chigi la convenzione tra il Comune di Treviso e la presidenza del consiglio per ricevere un finanziamento da 14 milioni di euro ottenuto grazie al “Bando delle periferie” indetto dal governo. Tutto sembrava a posto, bastava solo mandare a Roma la lista degli interventi, ma entro 60 giorni dalla firma romana. E proprio qui sta il problema: una imprevista «grana burocratica» rischia di far saltare il contributo, per colpa di un ricorso al Tar da parte della ditta arrivata seconda nella gara di assegnazione dei lavori di riqualificazione di Santa Maria del Rovere. La ditta che ha perso ha deciso di contestare la vincitrice. E, pensando ai tempi del Tar, ci vorranno certo più di 60 giorni per sciogliere la controversia.

Eppure il ministero è stato chiaro: per avere i 14 milioni, il Comune «entro febbraio 2018» deve presentare a Roma la lista completa degli interventi. E se alla lista manca anche una sola opera, l’intero finanziamento salterà. E, con esso, una pedina importante della campagna elettorale della giunta e della maggioranza di centrosinistra in vista delle comunali di maggio. A Ca’ Sugana il clima è pesantissimo: «È il classico esempio di burocrazia che uccide il Paese e mette a dura prova far partire opere pubbliche a vantaggio dei cittadini», ha detto ieri Manildo ai suoi collaboratori, «Qui si rischia di veder naufragare tutto per una disputa tra ordini». Insomma, Ca’ Sugana è stretta fra il contenzioso amministrativo davanti al Tar Veneto e le due ditte concorrenti che hanno partecipato alla gara per l’affidamento della progettazione degli interventi di riqualificazione di Santa Maria del Rovere.

Siamo allo stallo, ma la convenzione con il ministero prevede appunto che entro 60 giorni dalla registrazione del testo da parte della Corte dei Conti, il Comune debba trasmettere a Roma le delibere di approvazione dei progetti definitivi degli interventi. Il contenzioso - una beffa squisitamente all’italiana - è nato facendo riferimento al riparto di competenze concorrenti previsto da un lato dalla legge professionale dei dottori agronomi e forestali, dall’altro dalla legge professionale della categoria dei biologi: un contrasto di vecchia data mai chiarito che ha dato il destro alla ditta piazzatasi seconda di fare ricorso contro la prima. Perché la vincitrice ha progettato la piantumazione di alberi con un biologo, professionista non titolato a dire della ditta sconfitta, che invece aveva impiegato un agronomo... L’ultima speranza, ora, è che gli uffici comunali trovino una soluzione.

«Sono molto felice di poter siglare oggi questa convenzione», diceva a dicembre Manildo da Roma, «si tratta di un atto importante per la nostra amministrazione che in questo modo può dare corpo a una serie di interventi che riqualificheranno l’area nord della città. In questi anni in assenza di fondi per interventi strutturali quali quelli richiesti dai nostri quartieri abbiamo lavorato programmando gli interventi necessari», diceva ancora Manildo, «e così quando il governo ha emanato il bando siamo subito stati in grado di rispondere con un progetto organico». I 14 milioni dovevano aggiungersi ai 25 ricavati dalla vendita delle azioni Save, «di cui 4 e mezzo già stanziati per altri quartieri», e ai 7 milioni e mezzo derivanti dalla vendita del palazzo della Prefettura, che però deve essere ancora venduto. E ora questa rogna.

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