Prosegue la beatificazione del vescovo Carraro

VITTORIO VENETO. Voleva aprire il castello di San Martino a persone in difficoltà. Torna di attualità l’idea di monsignor Giuseppe Carraro, già vescovo di Vittorio Veneto, il cui processo di beatificazione si è appena sbloccato. Il suo progetto naufragò, ma riemerge oggi dai documenti della “causa” a pochi giorni dalle polemiche sull’accoglienza dei rifugiati tra il governatore Luca Zaia e i Vescovi. L’idea di aprire il Castello, dimora dei Vescovi, venne a monsignor Carraro durante il periodo vittoriese, dal 1956 al 1958. All'epoca non c'era il problema dei profughi. Anzi a emigrare erano i veneti. Infatti il Vescovo aveva pensato di ospitare nella storica residenza persone con problemi di disabilità o in difficoltà. Il tema dell’accoglienza è tornato oggi prepotentemente di attualità. Qualche giorno fa in una lettera i vescovi di Vittorio Veneto e Treviso hanno ribadito il dovere del cristiano all'accoglienza.
Sessant'anni fa fa Giuseppe Carraro non riuscì a portare i disabili nel Castello vescovile. Restò comunque il rapporto di stima e amicizia con Lucia Schiavinato, che negli anni dell'episcopato vittoriese di Carraro progettava nuove sedi per il Piccolo Rifugio. Fu proprio monsignor Carraro a inaugurare la sede di Vittorio Veneto, il giorno di Sant'Augusta del 1957. Ha infatti nome "Casa monsignor Carraro" uno dei nuclei del Rifugio che si affaccia su viale della Vittoria. Il Vescovo, originario di Mira, si prodigò anche in occasione del disastro del Vajont, dell’alluvione di Firenze e dei terremoti del Belice, del Friuli e dell'Irpinia. Papa Francesco ha autorizzato in questi giorni la Congregazione delle Cause dei Santi a promulgare il decreto sulle virtù eroiche di monsignor Carraro.
Francesca Gallo
Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso