Prosecco Rosé al traguardo decreto in Gazzetta ufficiale

«Benvenuto Prosecco Rosé». Ieri pomeriggio Stefano Zanette, presidente del Consorzio Doc, e i suoi più stretti collaboratori hanno stappato una bottiglia di rosato – «in sperimentazione, lo scriva» – per festeggiare la nascita tanto attesa.
«È in pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale il decreto che ci autorizza a iniziare la produzione», spiega Zanette, che ha trascorso la serata di ieri a diffondere ai vignaioli del Consorzio il testo in anteprima della stessa Gazzetta. «Entro 60 giorni procederemo alle prime vendite. E con la pubblicazione del decreto sulla Gazzetta Europea, entro 90 potremo vendere anche all’estero».
Entro quest’anno il Prosecco Rosé potrebbe far entrare nelle casse dei produttori del Consorzio Doc almeno 75 milioni euro. Se i 20 milioni di bottiglie programmate fossero tutte vendute a 3. 72 euro il litro presso la Grande distribuzione. A scaffale, invece, fatturerebbero 110 milioni, quindi a un prezzo medio di 5,40 euro al litro. Un grande affare, dunque, per i primi assaggi, dall’inizio di ottobre. Un supplemento considerevole di guadagni per un mondo, quello della Doc, che nell’ultimo anno ha prodotto 486 milioni di bottiglie per un valore di 2,4 miliardi di euro. «Questo risultato ci ripaga di tanti sacrifici», commenta Zanette. «Abbiamo attraversato il tunnel molto buio del lockdown, con la paura di un crollo. Per fortuna il mercato ha tenuto, soprattutto grazie alla grande distribuzione. Poi ha cominciato a rigenerarsi l’Horeca, il mercato dei ristoranti, dei bar, delle enoteche. Da qualche settimana si sta riprendendo anche quello estero. È, dunque, il momento giusto per presentarci con una nuova offerta, accattivante».
Il successo di questo nuovo itinerario dipenderà dai costi. Un litro di Doc costa di media 1,60 euro - 1, 65, secondo il listino della Camera di commercio. Questo è il prezzo base presso la grande distribuzione. Un litro di Rosé costerà il 20 per cento in più, quindi 1,97. Il doc a bottiglia viene venduto a 3,10 euro, “franco cantina”, come si dice in gergo; a 3,72 alla bottiglia sarà in offerta il Rosé, sempre presso la Gdo. Allo scaffale, invece, una bottiglia di Doc viene ceduta di media a 4,50 euro, quella di Rosé varrà 5,40 euro.
«I maggiori costi», spiegano il direttore del Consorzio Doc, Luca Giavi e il suo vice Andrea Battistella, «sono dati dai due mesi in più di lavorazione e tengono conto, ad esempio, della circostanza che le autoclavi coinvolte nel Rosé non potranno trattare altro vino e, quindi, la casa spumantistica ha un danno. Non solo: il Pinot Nero ha una produzione di 180 quintali a ettaro, ma il Doc per mixarsi al Prosecco ai fini Rosé non può andare oltre i 135 quintali a ettaro. E sui 1.500 ettari coltivati nelle 9 province del Triveneto, il Pinot destinato a Rosé riguarda un’area di 1.100 ettari, infinitamente più ristretta di quella della Doc, 24 mila ettari.
Ma come si ottiene il rosato? Sostanzialmente da oggi i produttori potranno procedere col taglio dell’85-90% di Glera e del 10-15% di Pinot Nero. Per due mesi il vino depositerà sui lieviti in autoclave. Una volta spumantizzato, sarà sottoposto alle verifiche per riscontrare i parametri del Rosé. Poi sarà pronto per i mercati.
Il mercato italiano è già stato conquistato dalle anticipazioni mediatiche e dai primi assaggi sperimentali. I sondaggi danno molto reattivi Usa, Gran Bretagna, Germania. Il consorzio Doc spera, nell’arco di due anni, di moltiplicare per 5 le vendite, arrivando “a regime” a quota 97 milioni. Superando col solo Rosé il Docg Conegliano Valdobbiadene. —
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