Profughi accolti da 17 famiglie

Otto famiglie trevigiane da una settimana hanno già aperto le porte della loro casa all’accoglienza dei profughi. E altre nove hanno già detto un chiaro e tondo sì, confermando la loro disponibilità ad ospitarne altrettanti in casa propria, al massimo entro gennaio. Diciassette nuclei familiari sparsi in diversi Comuni della Marca si sono fatti avanti per far ingranare la marcia al progetto “Rifugiato a casa mia”, promosso dalla Caritas Italiana e portato avanti dalla Caritas di Treviso. Tutte disposte a far mettere radici a una forma di accoglienza diffusa, stavolta in famiglia. Destinata a profughi richiedenti protezione internazionale o nella maggior parte dei casi a chi ha già ottenuto il sì della commissione territoriale. Con il riconoscimento dello status di rifugiato, del permesso umanitario o del diritto alla protezione sussidiaria.
Sono a dir poco le famiglie, giovani e meno giovani, a rappresentare la fetta più grande della solidarietà messa in moto dai trevigiani per rispondere all’emergenza della cosiddetta terza fase dell’accoglienza. Il delicato momento che coincide con l’uscita dei profughi dai centri di prima accoglienza a conclusione dell’iter burocratico previsto per i richiedenti asilo. Dopo l’attesa della convocazione in commissione che può durare dagli otto fino ai 14 mesi. Ma squadra della solidarietà non vede soltanto padri di famiglia disposti a far posto ai profughi in casa propria. Hanno detto sì anche cinque parrocchie, “new entry” del progetto: una parrocchia di Treviso città, la parrocchia di Quinto, Cavaso del Tomba, Spinea e Camposampiero, tutte della diocesi di Treviso. Possono ospitare da tre fino a cinque profughi. E a Quinto tre ospiti hanno già fatto ingresso nelle strutture abitative parrocchiali.
L’alzata di mano all’accoglienza è arrivata pure da tre istituti religiosi dell’ordine dei francescani, a Treviso e a Camposampiero, pronti a far posto ciascuno a un massimo di tre profughi. La strada tracciata è quella di permettere quanto prima al richiedente asilo di camminare con le proprie gambe. Raggiungendo l’integrazione e l’autonomia. Quanto alla disponibilità dell’alloggio la parola d’ordine per chi ospita è gratuità. D’obbligo per tutti aver preso parte ad un corso di formazione di quattro incontri. Il finanziamento pubblico è invece pari a zero. A Treviso le risorse economiche del progetto attingono ad un fondo di 26 mila euro destinati dalla Caritas italiana all’integrazione e alla formazione degli operatori. Più altri 144 mila euro in arrivo dalla diocesi di Treviso per la copertura economica di un anno. Nulla verrà lasciato alla mera buona volontà. Spiega il direttore di Caritas Treviso, don Davide Schiavon: «Lo scopo dell’accoglienza diffusa è quello di accompagnare il migrante a vivere un percorso di vita che lo porti a un sufficiente livello di autonomia e di integrazione».
Alessandra Vendrame
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