Primo Visentin “Masaccio” ucciso dal fuoco amico

riese pio x
Il 29 aprile del 1945 rimarrà segnato nei libri di storia non solo per l’eccidio di Godego, pochi chilometri più a nord e poche ore dopo, cadeva per fuoco amico il 31enne Primo Visentin, nome di battaglia Masaccio, in onore del suo pittore prediletto. Primo, nato a Poggiana, di famiglia poverissima e orfano di padre, poté studiare, proprio in quanto orfano di guerra in un istituto di Vittorio Veneto, per poi completare gli studi, come spesso succedeva per le famiglie povere, in seminario. Diplomatosi maestro cominciò a insegnare a Vallà, ma proseguì gli studi laureandosi con una tesi su Giorgione. Fascista, tanto da essere nominato segretario del fascio di Loria, dovette arruolarsi nel’43, ma l’8 settembre, come molti giovani che rifiutavano di aderire alla Rsi si rifugiò sul Grappa, dove presero vita le prime brigate partigiane. Scampato al rastrellamento del settembre’44 che si concluse con la morte di centinaia di resistenti e l’impiccagione a Bassano di decine di partigiani, riunì varie bande sotto il nome di Brigata Martiri del Grappa, attuando continue azioni di sabotaggio a nord della Castellana. L’azione più clamorosa fu l’attentato dinamitardo al ponte degli Alpini di Bassano. Di ispirazione azionista e quindi in parte osteggiato ma rispettato dalla maggioranza delle bande partigiane che operavano tra l’Alta Padovana, il Bassanese e la Marca, controllate dai democristiani (ad eccezione del Cansiglio e di Fiera a forte connotazione garibaldina), fu sicuramente l’elemento che più si distinse negli attacchi a presidi tedeschi e fascisti. Non va dimenticato che la zona della Pedemontana ospitava parecchi uffici ministeriali della Repubblica detta di Salò.
Accolto nella sua banda, con l’accordo di tenerlo d’occhio, tal Antonio Andretta allontanato da un’altra brigata perché macchiatosi di ruberie e violenze, fu colpito alle spalle dallo stesso Andretta mentre intimava la resa a un gruppo di soldati tedeschi che si erano asserragliati in una casa colonica di Loria. Per anni si parlò di complotto e di ordini di far fuori Masaccio perché politicamente non controllabile, ma è probabile che lo stesso Andretta intendesse liberarsi di Masaccio e del rischio di un processo a guerra finita. Non venne infatti mai trovato il tascapane con gli appunti che Masaccio portava sempre con se e che aveva anche quando cadde colpito alle spalle. A lui Arturo Martini dedicò una delle sue ultime opere, quel Palinuro, morto alla vigilia della vittoria che ora è esposto ai piedi della scalinata monumentale del Bo a Padova.
Oggi una nuova luce si accenderà sulla sua straordinaria figura: stasera alle 20, 45 in diretta Fb sulla pagina dell’Istresco, sarà presentato il libro “Appunti su Giorgione, di Primo Visentin”, a cura di Antonio Carradore, con l’autore, dialogano Enrico Maria Dal Pozzolo e Giacinto Cecchetto. —
g. s. e d. n.
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