Presepe ucciso dalla burocrazia

QUINTO. Da decenni era uno dei più classici appuntamenti del Natale trevigiano. Ma quest'anno a Santa Cristina non ci sarà alcuna rappresentazione della Natività e all'Epifania non arriveranno i Magi. Le capanne del presepe vivente erano state fatte smantellare a febbraio dopo un esposto e la successiva ispezione del Corpo Forestale dello Stato perché abusive. Dopo lo sconcerto iniziale da parte del Gruppo Ecologico Tiveron, storico motore dell'iniziativa, e della comunità quintina, i volontari si erano rimboccati le maniche. Ma un presepe vivente senza la sua tradizionale location in riva al Sile è difficile da pensare e progettare. E allora gli organizzatori hanno deciso di dire basta cancellando l'edizione numero 27 della manifestazione che richiamava migliaia di persone. Lo hanno comunicato al sindaco Mauro Dal Zilio e lo hanno scritto sul sito dell'associazione, annunciando la scelta “con la morte nel cuore”. «Una situazione imprevedibile ci ha costretto, per evitare guai e danni maggiori, a smantellare completamente il villaggio rustico di capanne in legno, canne e paglia che ospitava la manifestazione: ora c’è solamente un rigoglioso campo di soia. La burocrazia ha avuto il sopravvento», scrive il direttivo, «Disturbava troppo a qualcuno o a qualche istituzione? Non abbiamo una risposta precisa. Certo abbiamo perso tutti un luogo e un evento irripetibile». Quindi l'affondo del Gruppo Tiveron, non prima di aver ringraziato tutti coloro che in questo progetto hanno creduto: «Rinascerà il presepe vivente in riva al Sile? Ripartire nuovamente da zero è un’impresa non semplice e non dipende solo da noi».
Rubina Bon
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