Ponte di Piave: dieci morti in soli tre giorni alla casa di riposo “Gianni Marin”

Si tratta di ospiti dai 75 ai 80 anni, quattro uomini e sei donne. La direttrice: «Una vera tragedia, eravamo Covid free»

PONTE di PIAVE

Numerosi decessi alla Casa di Riposo “Gianni Marin” di Ponte di Piave. Nonostante le mille precauzioni adottate dalla direzione e messe in atto dal personale sanitario, il Covid è entrato prepotentemente nella struttura di via Postumia.

La situazione degenerata

In tre giorni si sono spenti 10 anziani. Complessivamente sei donne e quattro uomini, la più giovane aveva 75 anni, il più anziano 96. Tutti erano, comunque, affetti da patologie pregresse che li rendevano vulnerabili ed estremamente fragili. La Casa di Riposo di Ponte di Piave, gestita dalla Cooperativa “Insieme si può”, è una struttura di proprietà comunale, moderna ed assolutamente all’avanguardia essendo stata realizzata di recente. Durante la prima ondata, e fino ad un paio di settimane fa, era Covid free, un risultato questo che l’aveva distinta tra le altre strutture della provincia.

Il confronto

In primavera, durante il massimo di virulenza della pandemia, era stato deciso il doloroso, ma inevitabile isolamento totale dei ricoverati; poi le visite dei familiari, tra mille cautele, erano riprese e l’estate era passata senza alcun problema, tanto è vero che tutti speravano ad un ritorno della normalità.

Prima del 20 novembre

Fino allo scorso 20 novembre, grazie alle mille cautele adottate ed alla professionalità di tutto il personale, non si era registrato alcun focolaio e tutti i numerosissimi tamponi effettuati dall’Ulss 2 erano risultati negativi. La pessima sorpresa era, quindi, arrivata inaspettata con la registrazione delle prime positività. Immediatamente gli ospiti affetti da Covid sono stati isolati e gli operatori colpiti, pur asintomatici, sono stati lasciati a casa, in quarantena.

I medici della casa di Riposo “Gianni Marin”, in sintonia con il dott. Giovanni Cinti, coordinatore Uls della struttura di Ponte di Piave, avevano deciso e messo in atto le strategie per affrontare l’epidemia con le cure mediche più appropriate.

Nonostante ciò, in pochissimi giorni, il virus è riuscito ad espandersi fino a colpire una sessantina dei circa cento anziani ricoverati, oltre a 24 operatori.

Situazione difficile

Una situazione veramente difficile da affrontare, che ha comportato turni pesanti per tutto il personale. La stragrande parte degli ospiti, fino alla scorsa settimana, presentava sintomi lievi e, comunque, non preoccupanti; poi da sabato, inaspettatamente, la situazione è precipitata. In pochissime ore c’è stato un repentino peggioramento delle condizioni di salute di molti ed, in poco più di tre giorni, si sono spente dieci persone.

Una tragedia

«Una vera tragedia – spiega la direttrice Dania Ortolan – in questi mesi abbiamo fatto tutto il possibile per evitare che il virus entrasse; siamo stati rigorosi al massimo e tutti hanno seguito scrupolosamente le procedure. Le visite agli ospiti da parte dei familiari erano contingentate e tra loro ed i rispettivi cari non c’era il contatto diretto. Da più di un mese poi erano ammesse solo le video chiamate. Onestamente abbiamo fatto il massimo perché non scoppiasse alcun focolaio».

Direttive rispettate

Anche Raffaella Da Ros, presidente della Cooperativa Insieme Si Può, assicura che la struttura di Ponte di Piave ha sempre seguito le direttive mediche dell’Istituto Superiore di sanità «e la direzione è sempre stata in costante dialogo con il personale dell’Uls 2», fa sapere la presidente .

Il sindaco

Naturalmente anche Paola Roma, sindaco di Ponte di Piave, segue con preoccupazione l’evolversi della situazione.

«La task force della nostra Uls – spiega – si sta adoperando per dare il massimo supporto alla nostra Casa di Riposo. Naturalmente – aggiunge - l’amministrazione comunale è molto in apprensione per la salute degli ospiti e dei lavoratori della Cooperativa e, fin da subito, ha dato alla Direzione la massima disponibilità per venire incontro ad eventuali esigenze che si presentassero».

Da sempre la Casa di riposo “Gianni Marin” è considerata una delle strutture per anziani più moderne e meglio gestite della provincia di Treviso, e non solo, ma questa seconda ondata non l’ha risparmiata dalla prova più dura e dal lutto, benché abbia messo in atto tutte le misure necessarie ad arginare il contagio. —

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