Ponte della Priula, Carena in fallimento: sospese tutte le opere complementari

SUSEGANA. La genovese Carena Costruzioni è in fallimento. L’ultima semestrale ha chiuso con una perdita di sei milioni di euro che ha intaccato il capitale. Un buco che a quanto pare in azienda nessuno ha voluto ripianare e che a breve porterà in tribunale la storica società genovese cui è stato affidato l’appalto della ristrutturazione di Ponte della Priula.
La decisione verrà comunicata in questi giorni dal giudice del tribunale fallimentare di Genova a cui ieri è stata consegnata la relazione del commissario nominato quando la società (2014) è entrata in regime di concordato. Le aziende trevigiane che hanno lavorato per la società e che avanzano crediti milionari rischiano di non essere più pagate e l’opera, inaugurata a luglio senza che fossero ultimate lo opere complementari, rischia di rimanere in un limbo come tanti altri maxi appalti in tutta Italia da Udine (università) a Ascoli (galleria sula Salaria) e via dicendo.
Allarme rosso. La settimana scorsa la tribuna di Treviso aveva svelato come l’inaugurazione del rinnovato ponte sul Piave (cantiere messo in gara a 11 milioni ed appaltato a Carena per 6,9) dopo sfilate e foto di rito si fosse lasciato dietro una pesantissima scia di veleni: 2 milioni di lavori non pagati ai subappaltatori; danni della piena del Piave che aveva travolto le impalcature mai pagati; un progetto definitivo approvato incredibilmente tre mesi dopo la conclusione dei lavori (che non si sa bene quindi su che base contrattuale venissero quindi fatti).
A monte di questo fatture che Anas affermava di «aver pagato a Carena secondo lo stato avanzamento lavori», ma che non erano finite ai subappaltatori se non in minima parte, e un più ampio contenzioso nazionale tra Anas e Carena per parecchi milioni. Sintomi di una crisi in atto che a quanto pare sarebbe stata ufficializzata nel corso di un Cda tenutosi alla Carena lunedì, il cui esito due giorni fa è finito nelle mani del commissario che l’ha trasferito al giudice del tribunale fallimentare perché «decidesse sul da farsi». All’orizzonte ci sarebbe anche l’ipotesi del fallimento, che metterebbe in predicato i crediti vantati da tantissimi subappaltatori di Carena in fila dal 2014 (anno del concordato), ma anche quelli delle imprese trevigiane che hanno di fatto permesso che Ponte della Priula venisse aperto nei tempi, pagando i lavori di tasca loro.
“Il ponte” non è finito. Oggi tutti corrono sul nuovo Ponte della Priula, rinnovato e riaperto. Ma il cantiere Anas in realtà non è finito. Al di là del rifacimento della strada e delle campate, c’erano infatti una serie di opere complementari, a cui se ne sono aggiunte altre per ulteriori 700 mila euro circa. I lavori erano iniziati, ma stante la situazione le ditte subappaltatrici si sono fermate, esattamente come hanno fatto quelle che lavoravano per il tunnel sulla Salaria (oggetto di una esplicita interrogazione politica). Verranno mai finiti? Quando? Come? Tutte domande lecite nel pieno di una situazione che stando ai beninformati «rischia di tracollare».
Veleni sul progetto. Ma sul ponte della Priula le grane non sono finite. Anzi. Anche il Ponte sarebbe inserito nel maxi pacchetto di sospesi di cui Carena ha chiesto il pagamento ad Anas. Di fato si tratta dell’insieme di contestazioni che la ditta Genovese avrebbe fatto al suo principale committente per una serie dio interventi che dovevano costare tot, ma sono costati molto di più per una serie di ragioni. Succede in tutti i cantieri, sono le cosiddette “riserve” su cui poi committenza e appaltatore si accordano. Peccato che per il lavoro su Ponte della Priula, che Carena aveva vinto offrendo un ribasso del 40%, pare abbiano raggiunto i 4 milioni di euro portando il costo dell’opera – secondo Carena – a toccare il prezzo iniziale del bando di gara: 11 milioni.
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