Pochi spettatori: chiude il cinema Verdi

VITTORIO VENETO. Addio al Cinema Verdi. La città saluta un altro servizio visto che il “multisala” di via Lioni chiude i battenti. Magri affari al botteghino e il contratto d’affitto scaduto, abbastanza per convincere Cinemotion, che gestisce il cinema, ad alzare bandiera bianca. Già con le valigie in mano i dipendenti. Qualcuno è stato licenziato, qualcun altro se n’è già andato. Walter Giacomazzi, proprietario di Cinemotion, conferma che «d’intesa con la proprietà, si è deciso di non rinnovare il contratto d’affitto».
Un’altra ombra si allunga così sull’ormai ex cinema di via Lioni, aperto negli anni Quaranta e diventato multisala nel 1995. Potrebbe infatti tornare ad aleggiare sull’edificio lo spettro di una possibile nuova richiesta di cambio di destinazione d’uso. Era già successo quando la società Furlan aveva deciso di chiudere la struttura, chiedendo al Comune il cambio destinazione d’uso per farvi appartamenti. La cosa non andò in porto. Attorno al cinema era sorta una vera e propria mobilitazione popolare. Mario Azzalini, titolare della libreria “Il Punto”, portavoce del comitato spontaneo, si era attivato per tenere aperto il cinema, già allora in procinto di dismettere l’attività. Una decina di anni fa la questione sembrava risolta con l’arrivo di Walter Giacomazzi e la sua Cinemotion. La società era partita con l’obiettivo di riportare tanta gente al cinema, rilanciare il Verdi per arrivare a centomila spettatori l’anno. All’inizio l’obiettivo sembrava a portata di mano, poi i numeri hanno cominciato a scendere, complice anche la crisi economica. Già nel 2017 gli spettatori annuali erano stati attorno ai 50 mila, metà del numero previsto per dare sostenibilità economica al progetto. La chiusura di oggi è solo la conferma di questo trend negativo, tanto che Giacomazzi parla di nuovi investimenti a San Donà di Piave, dove la Cinemotion costruirà un nuovo multisala, oltre a confermare quelli a Valdagno, nel vicentino. Come dire che a Vittorio Veneto non ci sono le condizioni imprenditoriali per continuare. «È meglio dirigerci verso situazioni che s’interessano di più a imprenditori e società», è il laconico commento dell’imprenditore.
Certo, c’erano le bollette da pagare sempre più onerose e gli incassi in discesa, ma sullo sfondo del palcoscenico del Verdi si aggira uno spettro: la disattenzione della città per le attività commerciali e culturali. L’assessore alla cultura Antonella Uliana preferisce non commentare la notizia: «Non ne sappiamo assolutamente nulla», ammette, «Il Comune non è stato informato. Non faccio dichiarazioni su cose di cui non sono a conoscenza».
La città intanto s’interroga e spera che il cinema Verdi possa essere riaperto, magari con nuovi investitori e uno staff nuovo. «Si potrebbe esplorare una soluzione come “Cinema zero” a Pordenone», interviene Mario Azzalini. «Vittorio Veneto non può perdere il cinema, è la nostra linea del Piave. Ci si deve attivare, magari costituendo una cooperativa, un’associazione di cittadini. Fare quello che è stato fatto con il Careni a Pieve di Soligo». Obiettivo: salvare il cinema Verdi.
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