Pizze da Gambero: Incrocio 081, Perché, Ariele e Arrigoni

Classica napoletana, nordica e croccante, col cornicione alto o basso, larga da uscire dal piatto o piccola, con ingredienti ricercati o piena di tutto. Di pizza ce n’è per tutti i gusti, e tutti hanno la loro preferenza. Un po’ come per il caffè. Il Gambero Rosso anche quest’anno si è arrovellato alla ricerca delle migliori pizzeria d’Italia, e nel trevigiano ne ha trovate cinque, tutte valutate due spicchi (si va da uno a tre). Per il capoluogo in classifica è finita una pizzeria storica: “All’incrocio” alle Stiore ha convinto i critici del Gambero Rosso con l’esperienza di Gennaro Alfieri e Rosaria Miranda. Pizza sottile, dall’impasto croccante, vince anche grazie al «menu è ricco di suggestioni mediterranee, come nel caso della Tre pomodori con pomodoro pelato campano, piennolo giallo del Vesuvio e corbarino o della pizza con i carciofi violetti di Castellammare». A fare compagnia all’Incrocio, a Treviso c’è la pizzeria “081” – è il prefisso di Napoli – che ha aperto da pochi anni a fianco all’ex hotel Carletto. E considerato il nome, la pizza non può che essere quella soffice con cornicione alto. «La ricerca degli ingredienti per le farciture è orientata su aziende artigianali che operano in maniera responsabile», si legge nella guida. Allontanandosi dalla città invece si trovano “Arrigoni & Basso” a Zero Branco, e “Perché” a Roncade.

Nel primo caso, dopo il lockdown, sono stati addirittura ridotti i coperti, e si punta molto sugli impasti, e sulla «pala ad alta idratazione e sulla pizza fritta. Da provare la “parmigiana” con le melanzane tagliate a pezzettoni, fritte al momento e posate a fine cottura con Parmigiano Reggiano 24 mesi». Il “Perché” invece ha convinto i critici con le farine macinate a pietra, e gli abbinamenti nel condimento, come nel caso «dell’Affumicata con speck di Sauris, scamorza reginella, pomodoro bio e stracciatella oppure della Golosa con soppressa, asparagi e gorgonzola». Menzione anche per la “Ariele” che si trova all’interno del Naturasì di Conegliano, «utilizzare materie prime che rispettino la terra, gli animali e l’uomo che li produce, sostenendo la fatica degli agricoltori che lavorano con metodi naturali, senza impiegare sostanze chimiche di sintesi. È questa la missione dichiarata di Ariele».—

f.c.

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