Pieve scheda fontane e lavatoi per riportarli agli antichi splendori

Il Comune ha censito oltre una cinquantina di fonti d’acqua «Sono storia di una comunità e riferimento del turismo lento»
Francesco Dal Mas

PIEVE DI SOLIGO

L’ufficio ambiente del Comune di Pieve di Soligo ha censito tutte le fontane presenti nel territorio comunale. «Seguirà un piano di recupero per ridare loro vita e dignità», spiega l’assessore Giuseppe Negri. «Verificheremo anche la possibilità di gestirle, per risparmiare acqua là dove è possibile farlo», aggiunge. Un intervento che è già iniziato con il recupero della storica fonte di piazza Umberto I: 24 fontane e 2 lavatoi fluviali sono presenti a Pieve (con 5 fontane andate perdute); 13 fontane, un lavatoio e 4 fonti perdute a Solighetto; 3 fontane e 2 fonti perdute a Barbisano. Le fontane sono state schedate con documenti storici e fotografie. Il ruolo storico della fontana unisce da subito alla funzione pratica dell’approvvigionamento dell’acqua una funzione ornamentale e sociale, tanto più se è un luogo che rispetta determinati standard estetici assumendo il ruolo di monumenti che rispecchiano la vita di una comunità. «Attualmente è rilevante il ruolo della fontana come punto di riferimento per il turismo lento. Il camminatore e il cicloturista si fermano sempre ad una fontana per il rifornimento della borraccia, per un sorso di acqua fresca, rinnovando un gesto antico», dice Negri.

Nel 1898 è stato posato l’acquedotto della Marzola, dal nome di un torrente che dalle colline scende verso Pedeguarda, nel comune di Follina. Queste condutture rifornivano solamente la fontana di piazza Libertà a Solighetto, probabilmente quella del parco della villa Brandolini e, infine, la fontana dell’Orfanotrofio Balbi Valier, situato al posto dell’attuale Collegio vescovile, e quella dell’ospedale Balbi Valier. La fontana di piazza Libertà sembra essere l’unica ancora funzionante, pertanto si può affermare che è la più antica tra le fontane attualmente presenti nel territorio comunale di Pieve.

Le fontane censite - ricorda Negri - sono tutte relativamente recenti: per la loro costruzione non si risale a prima degli ultimi decenni del XIX secolo. Con l’arrivo dell’acqua all’interno delle abitazioni i lavatoi e gli abbeveratoi perdono di importanza, alcuni rimangono come quello lungo la mulattiera che conduce alle Case drio Cisa o quello delle Case Peròn, gli unici ai quali è stato possibile risalire. —

francesco dal mas

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