Chiosco, sole e lettini sul Piave: a Pederobba la spiaggia dove non si fa il bagno
Ae Barche piace ai sindaci che, dopo la morte di Adna Islam e Dennys Navas, chiedono “lidi” sul fiume

Immaginare il Piave come una spiaggia di fiume non è un’utopia, almeno a Pederobba. Qui, il parco Ae Barche, gestito dalla Pro loco di Covolo, è un esempio di come un’area fluviale possa essere valorizzata e resa fruibile.
Un’oasi attrezzata che attira visitatori da tutta la provincia e persino qualche turista straniero, desiderosi di godere del fresco e del sole sulle rive del “fiume sacro alla Patria”.
Insomma una di quelle spiagge invocate dai sindaci, nel vertice con il prefetto, per avere un maggiore controllo sull’utilizzo del fiume.
Le morti di Adna Islam e di Dennyis Navas, oltre ai sette ragazzi salvati con l’elicottero, impongono una nuova gestione del fiume. Il divieto di balneazione non basta, per i sindaci.
Il chiosco e i pic-nic
Il Parco Ae Barche, sebbene in concessione dal Genio Civile abbia solo l’area verde, è un punto di riferimento per chi cerca un angolo di ghiaia per prendere il sole.
I servizi offerti vanno dal parcheggio ai servizi igienici, con una zona pic-nic e il chiosco Pyau, che anima le serate estive.
Il tutto è frutto di circa 15 volontari che si occupano della manutenzione e della gestione dell’area da giugno a settembre. Il vicesindaco di Pederobba Fabio Maggio, nonché volontario della Pro Loco, racconta come 7 anni fa è nato il progetto per recuperare un’area quasi abbandonata: «Con la disponibilità della Pro loco di Covolo, abbiamo realizzato un progetto di gestione diretta del luogo, con investimenti da parte loro e 30 mila euro da parte dell’amministrazione».
La gestione dei volontari
La collaborazione ha permesso di trasformare il Parco Ae Barche in un luogo frequentato quotidianamente. La valorizzazione dell’area ha permesso di affrontare e limitare le criticità legate a un luogo che, nei giorni di punta, può accogliere fino a 1.500 persone.
«Ci sono dei cartelli che informano sulle regole da rispettare, i volontari ricordano di portare a casa i rifiuti e alla sera ripuliscono» continua Maggio.
«Abbiamo installato anche delle fototrappole per chi lascia immondizie e abbiamo comminato decine di sanzioni. Vogliamo realizzare dei punti griglia ecosostenibili». L’obiettivo principale, ribadisce, è «far passare delle giornate serene e sicure, ovviamente senza balneazione».
I divieti rispettati
Nonostante molte persone prendano il sole sulla ghiaia, i volontari ricordano costantemente il divieto di balneazione. «Senza regole, il Piave diventa una terra di nessuno con fuochi, immondizia e musica fino a tarda notte» avverte Maggio, «Ae Barche è un buon esempio di come i volontari, con sacrificio e legame per il territorio, gestiscono un’area che altrimenti sarebbe difficile da regolare».
«Una spiaggia per tutti»
Barbara Favaretto, da Castelfranco, definisce il luogo «la mia spiaggia, un’oasi bellissima», precisando che «di certo non ci si tuffa in acqua per nuotare».
Anche Alberto e Maddalena da Montebelluna, in relax con il telo da spiaggia, lodano l’area: «È attrezzata ed è stata riqualificata bene, dal parcheggio al chiosco. Sicuramente questo è un modello replicabile in altre aree del Piave». Una donna con il proprio cane riconosce il valore delle spiagge da fiume. «Non tutti possono permettersi di andare al mare, l’ambiente qui è salutare e si possono portare gli animali».
Alabrin, un giovane del posto che ha portato per la prima volta un amico da Roma, pur riconoscendo il grande lavoro dei volontari, esprime una riserva: «Il Piave piace perché è un po’ selvaggio, se diventa una spiaggia come il mare perde la sua natura». —
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