Piave al minimo il Consorzio lancia l’allarme siccità per le coltivazioni

«La carenza idrica è già evidente e preocccupa in vista  della prossima stagione irrigua» Il problema dei costi alti degli interventi e degli sprechi “storici”
E. F.

MONTEBELLUNA

Incombe l'emergenza acqua. Tra Pederobba e Nervesa le portate del Piave sono da giorni ferme al valore di deflusso minimo vitale: oggi si misurano 6,5 mc/s rispetto al minimo di 6,3 mc/s a Pederobba e 15,9 mc/s a Nervesa rispetto al minimo di legge pari a 10,2 mc/s. Insomma, la carenza di acqua è evidente e la siccità incombe sulle prossime coltivazioni. «La situazione - fa sapere il Consorzio Piave - non lascia spazio a facili ottimismi: la carenza idrica, specie in vista della prossima stagione irrigua, è già evidente oggi».

E fortunatamente non è ancora applicato il sistema del deflusso ecologico, che imporrebbe di lasciare nel Piave il triplo dell'acqua che c'è ora. «Altrimenti - comunica il Consorzio Piave - oggi dovremmo triplicare il valore rilasciato a Fener ed a Nervesa, il che significherebbe di fatto sospendere le derivazioni. Se si applicasse il deflusso ecologico oggi, i canali sarebbero vuoti, una vera e propria emergenza. Non solo, i laghi alpini, laddove si custodisce la risorsa che si utilizzerà durante la stagione irrigua, rimarrebbero vuoti, le portate disponibili tra qualche mese si ridurrebbero sensibilmente».

Di fronte a questa situazione si stanno mettendo in campo le soluzioni, che fino al 2025 per il Consorzio Piave consistono nella riconversione delle vecchie reti a scorrimento in moderni impianti a pressione, operazione che consente un risparmio d’acqua di almeno il 50%. Ma non ci sono ancora i finanziamenti per questi interventi: una drastica riduzione dei fabbisogni, nel completare la sperimentazione, mette a disposizione dati, informazioni, conoscenza, nello studiare la conversione delle cave dismesse come bacini, che potrebbero diventare bacini di accumulo di pianura, indispensabili a superare i periodi di criticità, e nel rinnovare gli orari irrigui, molti di questi tramandati da azienda ad azienda, spesso non correlati all’effettiva esigenza e fonte di sprechi. —



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