Parco del Sile, direttore un ex indagato

Bufera sulla nomina di Franco Botteon: nel 2008 patteggiò 9 mesi per le licenze di caccia “facili” a Muraro e Gobbo
Di Federico Cipolla
TREVISO 17/02/06 INCONTRO AL CRISTAL SU VILLA FRANCHETTI, IN FOTO ROMANO ABATE E ROMEO SCARPA INCONTRO HOTEL CRISTAL SU VILLA FRANCHETTI
TREVISO 17/02/06 INCONTRO AL CRISTAL SU VILLA FRANCHETTI, IN FOTO ROMANO ABATE E ROMEO SCARPA INCONTRO HOTEL CRISTAL SU VILLA FRANCHETTI

Il nuovo direttore del parco naturale? Un dirigente pubblico che ha patteggiato nove mesi per aver facilitato alcune licenze di caccia a importanti esponenti politici della Lega.

A sentirla così c’è da non crederci. Invece succede all’Ente Parco Sile, dove lunedì sera il consiglio ha dato il via libera alla nomina a direttore di Franco Botteon, ex dirigente del settore caccia della Provincia.

Già pronto il ricorso per bloccarlo. Anche all’interno della stessa Lega Nord non manca l’imbarazzo: Fulvio Pettenà, storico esponente del Parco del Sile, ha addirittura disertato la seduta pur essendo di casa, poiché l’assemblea si teneva a Quinto. Diversi gli assenti tra le file della maggioranza, tanto che la nomina a un certo punto ha rischiato di saltare. E invece...

Una seduta cruciale quella di lunedì sera: all’ordine del giorno le dimissioni del direttore Specchio, la nomina di quello nuovo, e il bilancio di previsione. Insomma: in tre delibere il futuro dell’Ente Parco del Sile. Ma è proprio sullo scambio dei direttore che è andato in scena lo scontro più acceso, con 11 consiglieri di opposizione che hanno abbandonato la seduta. La richiesta di parlare prima delle dimissioni di Specchio («Volevamo capire perché se n’era andato lui prima di votare la nomina di quello nuovo», spiega dai banchi dell’opposizione Romeo Scarpa) è stata bocciata. E allora è bastato fare il nome di Franco Botteon perché 11 consiglieri, imbufaliti, si alzassero e se ne andassero, lasciando a 20 colleghi rimanenti l’onere di votare la nomina del nuovo direttore. Numero legale rispettato? Gli 11 consiglieri ribelli sono convinti di no, e su questo hanno presentato ieri il ricorso contro la nomina, che è destinata a diventare un caso politico eclatante.

Botteon era finito nel 2008 al centro di un’inchiesta per le licenza di caccia “facili”. Con il dirigente provinciale del settore dell’epoca, Paolo Pagnani, Botteon era stato accusato di aver creato una via preferenziale per rilasciare due licenze di caccia in particolare: quella dell’allora sindaco di Treviso Gian Paolo Gobbo, e quella dello stesso presidente della Provincia, Leonardo Muraro. Per la precisione, Pagnani era accusato di avere favorito Gobbo, e Botteon Muraro. Stando alla ricostruzione della Procura, il presidente della Provincia aveva sostenuto la prova, ma in modo non regolare e non seguendo le modalità prevista dalla legge regionale 50/93 sulla caccia. La commissione d’esame non si riunì nella sede deputata allo scopo; lo fece in modo incompleto (alla prova non erano presenti tutti e cinque i membri) e i verbali non furono firmati nell’immediatezza, ma soltanto nei giorni successivi. Per queste violazioni Botteon, che era presidente della commissione, era stato accusato di abuso d’ufficio e falso ideologico. Poi il dirigente decise di patteggiare nove mesi. Mentre Pagnani, condannato in primo grado, è stato assolto in appello. «Da domani mi immagino il Parco del Fiume Sile che organizza corsi per la caccia in area protetta coronando il sogno proibito dei cacciatori di tutto il mondo», ironizza Romeo Scarpa, che è anche presidente di Italia Nostra, oltre che consigliere del Parco, «Frequenza non obbligatoria: per informazioni chiedere a Muraro e Gobbo. Iscrizioni anche in Provincia di Treviso prima che la sopprimano». Ma, aldilà delle battute, Scarpa ora pretende «una risposta dal governatore Zaia. È infatti evidente che su questa nomina c’è una responsabilità della Regione. Avremo dovuto votare la nomina il giorno dopo che un dirigente dell’Ente Parco ha emanato il decreto, senza alcuna informazione». «Il biglietto da visita non è certo dei migliori per un parco naturale», sostiene il consigliere Sergio Visotto, «La Regione continua a nominare direttori in barba alla normativa e alle competenze».

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