Panevin, altezza massima 5 metri «Regola assurda, non si rispetta»

Arcade e Povegliano annunciano già che “sforeranno” soglie e limiti imposti dalla Questura Muraro (Provincia): «Fanno Bene». Zanoni (Pd): «Troppo inquinamento, più controlli sulle cataste»
Di Federico Cipolla
SALMASO.ASSEMBLEA ANCI SAN DOMENICO SELVAZZANO.Leonardo Muraro con Angelo Tosoni
SALMASO.ASSEMBLEA ANCI SAN DOMENICO SELVAZZANO.Leonardo Muraro con Angelo Tosoni

Ordinanze, regolamenti, leggi e direttive per limitarli o quanto meno disciplinarli. Tutto questo non basta. La tradizione del Panevin non conosce crisi. Nelle due notti del 5 e del 6 gennaio saranno centinaia le pire accese in tutta la Marca. Da Arcade, che punta a confermarsi il più alto della provincia sfidando il limite dei 5 metri imposto dalla questura, a Susegana dove la tradizionale sfida alla conquista del cielo negli ultimi anni si è invece piegata alle normative; ma anche in acqua sul Sile, vicino al Piave, nei campi, o nel parchetto del quartiere. Ce n’è per tutti i gusti. E per non farsi mancare proprio nulla, non mancano le polemiche, perché con il fuoco mica si scherza: “xe na tradision” e come tale infervora.

«Bene ha fatto il sindaco di Arcade, Domenico Presti, a fare una pira più alta di 5 metri (sarà almeno di 10)», sostiene il presidente della Provincia Leonardo Muraro, «ha predisposto misure di sicurezza straordinarie, con gli alpini a controllare, e un impianto di raffreddamento ad hoc. Al sindaco di Arcade va poi riconosciuto il fatto che ha pensato anche all’inquinamento, vietando tutti gli altri panevin sul suo territorio». Insomma una pira grande, molto, ma una sola. Ad Arcade ci dovrebbe essere per l’accensione il presidente della Regione Luca Zaia, come da tradizione.

C’è chi invece questa cosa del vietare proprio non la accetta. Parlare di deregulation è forse troppo, ma a Povegliano, proprio vicino ad Arcade, il sindaco Rino Manzan (centrosinistra) ha a sua volta sfidato Presti (Lega Nord): «Non capisco perché vietare una tradizione che raccoglie le famiglie di ogni contrada. A Povegliano si può fare, basta compilare un modulo», dice. «La tradizione è questa, non quella di fare una manifestazione commerciale in piazza». Praticamente un inno al “piccolo è bello”, e un attacco non troppo velato al vicino collega.

Anche il Parco del Sile ha scelto la strada della semplificazione. Dopo avere chiesto negli ultimi anni la valutazione d’incidenza ambientale per ogni pira che brucia (viene da chiedersi come possa non averla un’incidenza ambientale….), questa volta ha deciso di abbassare le difese. Il panevin di Casale, per esempio, è stato fatto rientrare nell’elenco delle manifestazioni intoccabili. Ma anche agli altri organizzatori basterà presentare una comunicazione per accatastare la legna e incendiarla.

La questura per ragioni di sicurezza e di inquinamento ha confermato le regole in vigore del 2013: massimo 5 metri di altezza, e il pubblico almeno a 25 metri dalle fiamme. Oltre ovviamente al divieto di nascondere nella catasta di legno materiale diverso dalle ramaglie, che, bruciando, potrebbe comportare problemi a chi quel fumo se lo respira. D’altro canto le centraline dell’Arpav la notte del cinque gennaio impazziscono, facendo segnare dei picchi di pm10 da suggerire blocchi del traffico e targhe alterne. Ed è per questo che molti ambientalisti da anni chiedono, se non di vietare, almeno di regolamentare in modo ferreo i panevin.

Tra loro anche l’ex eurodeputato del Pd Andrea Zanoni. «Bisogna considerare in che contesto vengono realizzati. L’Italia è già stata condannata dall’Unione Europea per l’infrazione della direttiva sulla qualità dell’aria; e da luglio è stata aperta una nuova procedura d’infrazione, che se vedrà un condanna porterà con sè anche una sanzione», spiega Zanoni. «Uno studio di novembre dell’Agenzia europea per l’ambiente afferma che in Italia le vittime per colpa dell’inquinamento sono 64 mila ogni anno, e noi viviamo in una delle regioni più inquinate d’Italia. In questo contesto trovo sacrosanto imporre limiti severi ai Panevin, che vanno ad aggiungere inquinamento in una situazione già allarmante». Ma è un giorno in mezzo a un anno di traffico e ciminiere, è la risposta dei sostenitori. «E poi», conclude Zanoni, «ci sono molti privati che approfittano dei panevin per bruciare di tutto». Ovviamente è vietato, ma chi va a controllare nei giorni precedenti cosa viene infilato dentro le cataste? Di multe negli anni scorsi non ne è stata staccata nemmeno una. No xe tradision.

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