Palpeggiamenti e insulti al Momà di Asolo, trentenne a processo

È finito a processo con l’accusa di violenza sessuale un trentenne originario di Bassano del Grappa perché, all’interno del locale “Momà” di Asolo, aveva aggredito una trentaduenne

ASOLO. È finito a processo con l’accusa di violenza sessuale un trentenne originario di Bassano del Grappa perché, all’interno del locale “Momà”, aveva aggredito una trentaduenne e per diffamazione a mezzo stampa per averla insultata pesantemente su Facebook.

I fatti risalgono al 13 febbraio del 2015. L’uomo e la vittima erano entrambi all’interno della discoteca quando, secondo le ipotesi d’accusa, «con violenza costringeva la querelante a subire atti sessuali. In particolare le si avvicinava all’interno della discoteca Moma e in maniera repentina e tale da sorprendere impreparata la persona offesa le sussurrava all’orecchio frasi oscene come “adesso ti prendo e facciamo sesso”, iniziando poi a baciarla al collo e poi palpeggiarla ai seni e al sedere nonostante quest’ultima lo respingesse in modo deciso».

Ma non è finita. L’uomo, difeso dall’avvocato Tiziana Arcidiacono, è anche accusato di diffamazione a mezzo stampa «perché postava online sul social network facebook, sotto ad una foto ritraente la vittima insieme ad un’amica, il commento “ecco la cessa puttana”, in tal modo offendendo il suo onore e prestigio».

È infatti della fine del 2015 la decisione da parte della Corte di Cassazione che ha stabilito che inserire un commento su una bacheca di un social network significa dare al messaggio una diffusione che potenzialmente ha la capacità di raggiungere un numero indeterminato di persone, sicché, laddove questo sia offensivo, deve ritenersi integrata la fattispecie aggravata del reato di diffamazione.

Questa la decisione della Cassazione che si è confrontata con l’utilizzo illecito e smodato dei cosiddetti social network, ritenendo che le offese espresse in tal modo debbano ritenersi aggravate, come se commesse a mezzo stampa.

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