Pagano una caparra di 150 mila euro ma perdono i soldi e pure l’abitazione

Imbrogliati madre e figlio di Oderzo. Sull’immobile gravava una pesante ipoteca, tutto il denaro sarebbe finito in un conto corrente dei venditori a S. Marino

ODERZO. Comprano la casa, versano una caparra di 150mila euro, ma pochi mesi dopo si ritrovano senza soldi e senza l’abitazione, su cui gravavano ipoteche per un milione di euro. È la vicenda in cui sono finiti una madre e suo figlio a Oderzo, e che ieri ha visto la chiusura del processo penale in tribunale a Treviso con l’improcedibilità, in quanto la querela contro i due venditori è stata presentata oltre il limite dei 90 giorni. Resta però la richiesta di risarcimento, approvata in sede civile, ma non ancora concretizzatosi.. Nel 2014 la donna e il figlio avevano notato in momenti diversi la stessa abitazione in vendita, attraverso un sito di annunci immobiliari. Entrambi prendono contatti con i proprietari, e solo successivamente capiscono di aver visto la stessa casa. L’obiettivo dell’acquisto è consentire al figlio di vivere in un’abitazione più grande con la sua famiglia. Il primo prezzo che viene loro proposto è di 210 mila euro, che dopo la prima trattativa si abbassa a 190mila. Attorno a questa cifra trovano l’accordo. I proprietari propongono una forma mista per il pagamento: 100 mila euro di caparra, con la firma del preliminare, 50 mila a distanza di pochi mesi, e 40 mila euro come saldo. Secondo la Procura i proprietari riescono a creare anche un rapporto di fiducia con gli acquirenti, invitandoli a cena, generando un clima di informalità.

Quando si avvicina il momento di firmare il contratto preliminare però cambiano le cose. I proprietari chiedono agli acquirenti di versare 150mila euro subito, e 40 mila al saldo. Una richiesta motivata dal fatto che il proprietario avrebbe dovuto utilizzare quella somma per acquistare un’altra casa a Trieste. Madre e figlio si consultano e accettano; firmano il preliminare e versano i 150 mila euro. Dopo aver pagato chiedono anche di poter portare alcuni mobili in anticipo, ma non viene loro concesso. Il clima tra le parti cambia. Madre e figlio insospettiti allora fanno un controllo all’Agenzia delle Entrate e scoprono che il contratto preliminare non è stato mai registrato, ma soprattutto che l’immobile è gravato da un fondo patrimoniale e da ipoteche per un milione e 80 mila euro, secondo la difesa invece solo 150 mila euro.

Scoperto il problema provano a recuperare il denaro, ma i proprietari avrebbero risposto che quei soldi sono già in un conto a San Marino e che non li avrebbero più visti. Una situazione che sembra irrisolvibile e che ha pesanti conseguenze economiche per la famiglia, visto che la madre aveva venduto la casa in cui viveva per comprare l’abitazione più grande. Si aprono due procedimenti: uno penale – concluso ieri con l’improcedibilità nonostante la Procura avesse chiesto una condanna a sei mesi – che vedeva imputata la coppia per truffa; uno civile che ha portato alla rescissione del contratto, con condanna dei venditori a rimborsare 150mila euro. —

Federico Cipolla

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