Paese: intasca i soldi degli abbonamenti, nei guai il cassiere di una palestra

Per la Procura ha architettato un sistema per truffare il centro fitness di Paese dove lavorava Cancellava i pagamenti effettuati dai clienti per iscriversi: avrebbe sottratto oltre 76 mila euro

PAESE. Avrebbe architettato un meccanismo per truffare la stessa palestra che gli dava lavoro, intascandosi - stando alle accuse che gli muove la Procura di Venezia - 76.119 euro. Per questo l’allora responsabile della gestione cassa del centro fitness “Vitanova” sulla Castellana a Paese, Renzo Provolo, 50 anni, residente a Paese ma domiciliato in Australia, difeso dall’avvocato Paolo Bolla, è a processo con l’accusa di truffa davanti al giudice monocratico di Venezia Fabio Moretti.

I fatti per i quali Provolo è finito davanti al giudice si sono svolti a Paese tra il maggio del 2008 e l’ottobre del 2012 - quando si era concluso il rapporto di lavoro - ma il processo si svolge a Venezia poiché si tratta di un reato di competenza della Procura distrettuale. Dopo il rinvio a giudizio dell’ex dipendente, nessun avvocato ha sollevato la questione territoriale e quindi il dibattimento si è incardinato in laguna. Si è costituito parte civile il legale rappresentante della “New Life società sportiva dilettantistica”, al timone del centro fitness di Paese, difeso dall’avvocato Alvise Fontanin.

Stando alle accuse mosse dalla Procura, Provolo avrebbe sfruttato il suo incarico di responsabile della cassa del “Vitanova” e sarebbe intervenuto sui dati e sulle informazioni contenuti nel sistema informatico della società sportiva, in particolare sul sotfware “Gymnasium System”, utilizzando indebitamente la password di operatore di sistema.

In questo modo, sempre stando alla Procura, il dipendente sarebbe riuscito a manomettere il sistema gestionale di contabilità aziendale. Non solo: sempre grazie ad artifici contabili, Provolo si sarebbe appropriato di 76mila euro. Come? Cancellando i movimenti di cassa relativi ai pagamenti effettuati dai clienti che avevano acquistato abbonamenti per il fitness o altri servizi offerti dal centro, registrando come “a costo zero” abbonamenti in realtà pagati dai clienti, manomettendo il prospetto giornaliero della cassa, occultando le somme incassate come deposito cauzionale per le prestazioni sanitarie effettuate dal medico nella struttura.

Due le aggravanti contestate all’ex dipendente: di aver commesso la truffa attraverso il sistema informatico e di aver cagionato alla persona offesa - in questo caso la società sportiva dilettantistica “New Life” - un danno patrimoniale di rilevante gravità.

In tribunale a Venezia sono sfilati come testimoni alcuni dipendenti del centro fitness che sono stati sentiti dal giudice Moretti. L’udienza è stata rinviata a ottobre per la prosecuzione del procedimento.

 

Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso