Pablo Perissinotto sul caso Tony Effe: «Non è censura, ma responsabilità sociale»
Perissinotto condanna l'abuso della parola "censura" e sottolinea la responsabilità degli artisti verso la società, evidenziando le problematiche legate alla violenza sulle donne e al femminicidio

«Nel momento in cui il sindaco di Roma decide di non dare spazio a Tony Effe al concerto di Capodanno nella capitale, dopo aver letto le espressioni di violenza contenute nelle sue canzoni, non è censura.
Questa è semplicemente la libera scelta di un amministratore che decide di non pagare con soldi pubblici chi propone brani misogini e maschilisti. C’è un abuso della parola censura per il piagnisteo».
Il caso Tony Effe
Così Pablo Perissinotto, cantautore di Motta di Livenza (Treviso), si esprime sul caso Tony Effe, sentendosi chiamato in causa per la sua sensibilità artistica e umana contro i femminicidi.
Perissinotto infatti ha frugato le suole delle scarpe per portare in tutta Italia, con lo scrittore Enrico Galiano, lo spettacolo “In prima persona: contro la violenza sulle donne”, calcando il palco di teatri, piazze e scuole (oltre cento date tutte soldout).
La sua carriera è da sempre dedicata al “sociale”, con spettacoli che sensibilizzano l’opinione pubblica su questioni attuali, dalle morti bianche (ha composto l’inno “Morto bianco” dell'Associazione Mutilati del lavoro), al bullismo (suo lo spettacolo “Bulloni”), allo sfruttamento dei lavoratori stagionali (ha inciso “I giovani” con gli Skiantos).
Nel 2016 è stato chiamato da Papa Francesco in Vaticano e quest’anno ha ricevuto una lettera di apprezzamento dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ha collaborato con big della musica italiana, da Omar Pedrini a Freak Antoni, da Skardy a Grazia Di Michele, e la cantante Elisa sostiene le sue campagne benefiche.
Però la sua sembra una voce decisamente fuori dal coro, vista la levata di scudi dei colleghi a difesa di Tony Effe, considerato vittima di censura.
Censura e libertà, i testi di Tony Effe
«Tutto questo coalizzarsi di cantanti a sostegno di Tony Effe non è dettato da uno spirito di solidarietà del settore – continua Perissinotto – ma dalle spinte di un sistema discografico potentissimo, che probabilmente ha imposto questa difesa d’ufficio, perché il cantante escluso dal Capodanno romano fa parte della sua scuderia. Non è una questione ideologica, ma di salvaguardare questo preciso ambiente artistico. Tony Effe è il bullo e gli altri sono i suoi scagnozzi, se lui appartenesse ad un altro circuito discografico, nessuno avrebbe alzato un dito. D'altronde viene invitato a Sanremo perché il termometro meritocratico è dato dai numeri sul web, anche se ciò che canta è violenza misogina, in un Paese dove i femminicidi sono una piaga sociale terrificante».
Scendendo nello specifico, il cantautore trevigiano mette in luce versi dalle canzoni di Tony Effe, che suonano come macabri presagi del presente.
“Prendi la tua tr*ia! Le serve una museruola (woof, woof). Metti un guinzaglio alla tua ragazza” sono parole dal brano “DM”, “La tua tipa tra i miei seguaci. Mi vede e dopo apre le gambe. La sc*po e poi si mette a piangere” dalla canzone “Magazine”, “Sono Tony, non ti guardo nemmeno. A novanta così neanche ti vedo. Mi dici che sono un tipo violento. Però vieni solo quando ti meno”, dal pezzo “P”.
E la lunga lista continua nella pagina Facebook di Perissinotto, che chiosa: «Siamo in un mondo che fa guadagnare milioni a Tony Effe, scrivendo cose sulle donne che una persona normale dovrebbe vergognarsi anche solo di pensare».
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