Ospedale, Cernetti primario a Treviso «Una perdita grave»

CASTELFRANCO. Se è vero che l’eccellenza di un ospedale si misura nella qualità dei suoi professionisti, la nomina a primario di Cardiologia di Carlo Cernetti a Treviso rappresenta una perdita per il San Giacomo.
Un timore che serpeggia in città, preoccupata dell’innesto dell’Istituto Oncologico Veneto a scapito di molti posti letto nell’ospedale «generalista».
L'Usl spiega l’avvicendamento come una riorganizzazione su base provinciale, assicurando per il momento che il cardiologo continuerà ad avere un occhio sul reparto di Castelfranco. Rassicurazioni che non bastano al comitato "Difendiamo il nostro ospedale": «Una notizia su cui riflettere - dichiara il portavoce Alberto Genesin - per un motivo molto semplice: da quando si è cominciato a parlare di ridimensionamento dell'ospedale, in primis dalla giunta comunale è stato dichiarato che la parte generalista che si occupa delle urgenze non va toccata. E guarda caso si mette mano proprio a Cardiologia, dove è indiscussa la guida eccellente del dottor Cernetti. Ma non si era sempre detto che l'eccellenza è data dalle professionalità? Quando però queste prendono altre strade, sembra non accada nulla e si sminuisce la questione, ed è un controsenso con la valorizzazione dei medici a cui fanno riferimento quando tutto va bene. Inutile nascondere che il San Giacomo perde un pezzo importante, al di là delle rassicurazioni arrivate dalla Usl. Forse ora è il caso di giocare a carte scoperte affinché i cittadini sappiano con certezza che cosa riserverà loro il futuro a Castelfranco».
Sulla questione Cardiologia, vede invece il bicchiere mezzo pieno il presidente degli Amici del Cuore Giovanni Pavan: «È stato spiegato che l'arrivo di Cernetti a Treviso va visto in una logica provinciale. Se proprio vogliamo parlare di depauperamento, direi che è marginale: garantendo la sua presenza part time a Castelfranco e il mantenimento della sua equipe il servizio può considerarsi equivalente».
Ma il discorso cambia se la questione la si guarda alla distanza di cinque anni: «Mi metto nei panni dei giovani che vogliono imparare. Sceglieranno l'ospedale di serie A o di serie B? Lo stesso dicasi per i professionisti che vogliono crescere. Siamo nella dinamica delle cose. È ovvio che se c'è un sistema che vede un ospedale hub a livello provinciale, è logico che si investirà più su questo che sulle strutture periferiche».
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